I soldi dell’alluvione: ritardi, accuse e scuse. E la ricostruzione può attendere

Da Roma a Cagliari, dalla Sardegna al Governo, è un via vai di messaggi. A un anno dall’alluvione del 18 novembre in cui sono morte 19 persone e i conti dei danni in 82 comuni che superano 500 milioni di euro (tra opere pubbliche e private) i fondi promessi a caldo dall’allora premier Enrico Letta restano sulla carta. Sui dati di fatto si inserisce la polemica, poi rientrata, tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, e i sindaci sardi.

Leggi: Delrio ai sindaci sardi: “Nessuna accusa a voi, sono stato frainteso”

L’apparente accusa di inerzia degli amministratori sardi nello spendere le risorse aveva fatto scattare sull’attenti chi si trova in trincea tutti i giorni. Delrio ha poi precisato che le parole si riferivano ai passati governi regionali, insomma alla mancata prevenzione che pesa sui disastri.

Al di là delle botta e risposta del week end i conti comunque non tornano, come aveva sottolineato alla vigilia dell’anniversario il governatore Pigliaru. A cui si aggiunge il vincolo – stritolante – del Patto di stabilità che blocca pure i fondi che sono disponibili, in cassa. La denuncia più forte iniziata qualche tempo fa e ripetuta ciclicamente è quella del sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli. Leggi: Olbia, un anno dopo. Soldi bloccati, canali ostruiti e opere sulla carta. Delrio ha assicurato a questo poroposito che a breve sarà operativo l’allentamento del 70 per cento del vicolo del patto di stabilità.

I conti, i soldi che mancano. Le cifre, nero su bianco, le ha messe in fila il presidente della Regione, l’idea di base è che il governo centrale sia stato quanto meno attendista.  O che, addirittura, sia stato a guardare. Su 659,2 milioni, infatti, le risorse disponibili sono solo 185,1 milioni: 16,3 milioni del fondo di solidarietà dell’Ue, 20 milioni statali da cui sono stati peraltro detratti i costi dei soccorsi, 50,8 milioni dell’Anas, 52 milioni di risorse regionali, 40 milioni del fondo comunitario per l’agricoltura-Feasr e 5,9 milioni dall’accordo di programma Regione-Ministero dell’Ambiente.

Bollettini di guerra che si affrontano con pillole di buone notizie, come l’annuncio della creazione del piano di assetto idrogeologico e – appunto – il finanziamento richiesto da 500 milioni. Alluvione, Pigliaru: “Stato in ritardo, ma il finanziamento di 500 milioni è una buona notizia”. Ritardi su ritardi non solo da parte delle istituzioni: solo ora sarà infatti pubblicato il bando per l’assegnazione dei fondi raccolti dalla Croce rossa, 5,4 milioni.

Le alluvioni si affrontano praticamente con dieci anni di ritardo, diventano eredità pesanti di legislatura in legislatura. Questione di burocrazia, autorizzazioni e ancora soldi e fondi da sbloccare. Queste le parole dell’assessore ai Lavori pubblici Maninchedda: “Le alluvioni  non sono di una Giunta piuttosto che di un’altra. Oggi – ha annunciato – stiamo concludendo le procedure riguardanti altre due alluvioni, quella di Villagrande Strisaili del 2004, con sei progetti per circa 14 milioni e appalti da aggiudicare entro dicembre, e Capoterra del 2008, con 51 milioni sul piatto”.

La nebulosa per gli interventi privati e il censimento dei canali tombati. I cantieri pubblici vanno a passo di lumaca: uno dei pochi conclusi è quello del ponte di Oloè tra Oliena e Dorgali dove ha perso la vita il poliziotto Luca Tanzi. In città come Olbia, praticamente costruita su canali d’acqua, deviati o tombati, manca ancora il censimento preciso, attualmente in corso. Mentre i lavori privati (case, aziende e attività) si affrontano senza contributi perché manca ancora un riferimento normativo per trasferire le risorse. Così ha precisato l’assessore all’Ambiente, Donatella Spano: “Sui danni ai privati e alle attività produttive – ha poi chiarito l’assessore Spano – esiste un vuoto normativo per trasferire le risorse. Complessivamente i primi hanno subito danno per 38,4 milioni, le aziende per 124 milioni”.

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