Home restaurant, così la moda newyorchese sbarca a Perd’e Sali

Mangiare in casa propria insieme a perfetti sconosciuti per socializzare. Addio ristoranti e agriturismo, la nuova tendenza è quella dell’home restaurant, una moda che sta prendendo piede anche in Italia e da qualche mese è presente anche in Sardegna. I newyorkesi ci avevano già pensato con i supper club, ora il social eating di un certo livello è arrivato anche da noi e tutte le grandi città possono vantare almeno un paio di siti dove poter cenare sentendosi quasi degli ospiti.

 

L’idea nell’Isola è venuta a una giovane, Silvia Iadevaia che, insieme al compagno, ha aperto la sua bella casa di Perd’e Sali, nelle campagne di Sarroch. Evento pubblicizzato sui social, una cena ogni tanto, solo per pochi eletti: armonia e buon gusto che si fondono con la gastronomia in un clima di socializzazione. Silvia viene dal mondo del turismo, dove ha lavorato per vent’anni e all’accoglienza “standardizzata” ha voluto dare un volto nuovo e innovativo: un luogo particolare, una tavolata di 12 persone (non una di più) accuratamente selezionate per età e status.

E qui sta la grande novità della proposta della coppia di Perd’e Sali. Se negli altri social restaurant italiani gli organizzatori si limitano a “riempire” quanto prima la sala, Silvia vuole anche regalare un’ambientazione unica alla cena, apparecchiando e servendo le sue portate a un gruppo ristretto di persone, simili per interessi e dati anagrafici. Non una limitazione, considerati i tempi. “Cerco di preparare un evento sulla base delle esigenze”, afferma Silvia, “social network e web sono utilissimi per sondare voglie, bisogni, necessità e richieste dei clienti”.

In cucina i padroni di casa, nella sala gli ospiti, incontri saltuari, una volta alla settimana (circa) e un’altra grande novità: il servizio navetta, che permette un transfer da Cagliari (e Hinterland) sino a Perd’e Sali, andata e ritorno con il costo (aggiuntivo) di 20 euro (la cena ne costa 30). A queste cifre si mangia, si beve (evitando anche di incorrere in spiacevoli controlli del tasso alcolico da parte delle forze dell’ordine) e si gode in un ambiente piacevole e amichevole, a dispetto delle conoscenze approssimative. Nell’ultima serata organizzata il protagonista assoluto è stato il muggine, alimento base del menù che ha previsto, tra gli altri, un originalissimo fish and chips. “Non ho il timore di incontrare persone sbagliate perché grazie ai social imparo a conoscerle almeno un po’ prima della cena”, aggiunge la padrona di casa, “atteggiamenti e discorsi sinora sono sempre stati adeguati”.

I guadagni non sono certo quelli di un ristorante, ecco perché anche dal punto di vista fiscale si sta abbondantemente sotto i 5mila euro (soglia di esenzione dall’obbligo contributivo): “Non è un’attività”, spiega Silvia, “e anche dal punto di vista burocratico intraprendere un’iniziativa del genere non appare certo insormontabile”. Basta avere spazio, passione per la cucina, voglia di conoscere e socializzare. Si parte dalla scelta della musica e dalla giusta preparazione della tavola. L’altra regola sono i prodotti a chilometro zero: “Abbiamo i nostri fornitori e per qualsiasi alimento abbiamo una rete perfetta: ortaggi, pesci, carne, frutta, tutto è studiato nel minimo dettaglio affinché sulla nostra tavola arrivino piatti realizzati con alimenti buoni e sicuri”. Il clima non sarà familiare, ma almeno amichevole: “Se si parte da alcuni spunti e argomenti, dopo un po’ sembra proprio di stare in mezzo ad amici”.

E i risultati si sono visti: un cibo base, pesce, carne, pasta rigorosamente fatta in casa e il successo è assicurato: per ora a casa di Silvia non si sono visti posti vuoti. “Serve tanta passione”, conclude, “e devi essere portato all’ospitalitàper condividere quelli che sono i tuoi spazi”. In teoria chiunque può trasformare la propria casa in un home restaurant (sempre che disponga di uno spazio adeguato) se guadagni una cifra non superiore ai 5mila euro annuali (non è necessario avere una partita Iva, non serve alcuna autorizzazione sanitaria ma è tuttavia preferibile avere un attestato sulla sicurezza alimentare), non è un vero e proprio lavoro (serve più che altro per arrotondare) ma il fine settimana diventa un impegno. E a tavola gli argomenti sono svariati: si va dalla cultura alle notizie di tutti i giorni ma il tema che tiene banco, quasi sempre, è quello legato agli aspetti culinari. Gli aneddoti sui piatti cucinati, infatti, sono i preferiti dai commensali. La novità, la bontà e la qualità dei cibi, la bellezza del luogo e l’abilità di conversazione dei padroni di casa fanno il resto. E per una volta i piatti si gustano veramente. Non ci si accontenta di ammirarli solo su Instagram.

(Foto di repertorio)

Federico Fonnesu

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