Gli “schiavi” del turismo stagionale

Sono centinaia le segnalazioni di casi di sfruttamento negli alberghi e nei residence. Cameriere a tre euro l’ora, contratti capestro. E il perenne ricatto del licenziamento.

“Sfruttamento lavorativo, fino al limite della schiavitù, nel turismo isolano? Non mi sorprende, durante ogni stagione estiva riceviamo centinaia di segnalazioni solo nel Cagliaritano”.

Il quadro delle pesanti condizioni nel lavoro stagionale è raccontato da Cristiano Ardau, segretario generale della UilTucs che si occupa di vertenze su turismo, commercio e servizi. “Un caso come quello denunciato nei giorni da quattro ragazze a Tortolì e come quello di Andrea a Carloforte è per noi quasi all’ordine del giorno: purtroppo il settore turistico risente parecchio di questi problemi”.

Mancate retribuzioni, lavoro in nero, contratti part time che si trasformano in giornate full sono i casi più comuni segnalati ai sindacati. E sono tante le storie che non sfociano in denunce: lavoratori che per ovvi motivi scelgono l’anonimato ci raccontano di proposte di lavoro come camerieri per tre euro all’ora, “vitto e alloggio” promessi all’interno di resort a 4 stelle che in realtà sono stanzette per quattro persone chiamati dagli stessi dipendenti “Il Bronx”, contratti che dopo un mese si rivelano inesistenti o privi dei contributi di legge, ore e ore di lavoro pieno mascherate da “periodo di prova” o “tirocinio di formazione” sono tra le segnalazioni più frequenti, spesso accompagnate dalla inquietante proposta “se non va bene troverò altre persone disposte ad accettare”.

La questione riguarda tutte le strutture ricettive, dalle piccole ai grandi resort, nessuno escluso, dall‘Ogliastra alla Costa Smeralda passando per Villasimius e Alghero il problema sembra comune.

La conferma viene dalla Fisascat Cisl, il sindacato che si sta occupando direttamente del caso di Tortolì: “La crisi ha causato un abbattimento dei costi del lavoro, e a farne le spese sono proprio i dipendenti stagionali”, commenta il segretario regionale Marco Demurtas: “il controllo è reso sempre più difficile dal fatto che molte aziende scelgono di appaltare i servizi a cooperative o società, in molti casi forme fittizie di associazioni create per sfuggire a una regolamentazione dei contratti. Un altro limite è la discussa direttiva comunitaria Bolkestein sui servizi nel mercato europeo comune: una azienda che presta servizi in Italia grazie a questa norma può applicare da noi le regole del proprio paese d’origine, assumendo dalla Romania o dall‘Ungheria dove il costo del lavoro è molto più basso che in Sardegna”.

La crisi ha colpito pesantemente il settore turistico e ricettivo, stimolando forme di lavoro low cost e precario, ecco perché si cerca di
destagionalizzare il turismo puntando su strutture e servizi accessibili tutto l’anno e non solo d’estate: “Le aziende oggi non possono fare una programmazione a lungo termine, conclude Ardau, e purtroppo scaricano i costi della crisi sui lavoratori: allungare la stagione turistica almeno a otto mesi all’anno potrebbe essere una soluzione”.

Francesca Mulas

LEGGI anche:

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share