Il giornalismo in Sardegna sotto la lente: mestiere sempre più precario

Giornalista, mestiere affascinante. Ma che non garantisce grandi certezze tra lavoro saltuario, tempo determinato o fallimenti anche ripetuti. O meglio: le sicurezze sono per chi è assunto soprattutto nelle testate storiche. Gli altri? Vivono un po’ alla giornata. Guadagnano poco, spesso cifre irrisorie. E sono estremamente insoddisfatti del loro rapporto di lavoro. Inoltre pensano che l’Ordine dei giornalisti “debba essere ripensato per garantire una maggiore tutela soprattutto ai più deboli”. Però hanno passione e speranza. Sono sicuri che la professione giornalistica abbia ancora un futuro.

È questo l’identikit del giornalista sardo emerso dall‘indagine sul settore realizzato dall’Ucsi Sardegna (Unione cattolici stampa italiana) in occasione della 48/a settimana sociale dei cattolici di Cagliari. I dati sono ricavati dalle risposte date a un questionario somministrato a 263 giornalisti su circa un migliaio di pubblicisti e professionisti in attività. Secondo la ricerca i giornalisti sostanzialmente precari sono 762: sono i professionisti iscritti all’Inpgi 2 più i 408 pubblicisti che vivono di solo giornalismo (su 1320 iscritti).

Risultano quindi contrattualizzati 224 giornalisti. Va aggiunto anche il numero dei praticanti: 28. Quanto guadagnano? Il 42,1 per cento di chi ha risposto dice meno di duemila euro all’anno. Un altro 23,2 per cento ha dichiarato tra i 2000 e 7000 euro all’anno. Mentre solo il 10 per cento degli intervistati ha detto di guadagnare in dodici mesi tra i 15mila e i 25mila euro. Le assunzioni? “Il 48,4% – si legge nel dossier – è convinto che per trovare lavoro in una testata sarda sia necessario essere bravi e contare su conoscenze e raccomandazioni politiche. Il 34,5 per cento pensa invece che per diventare giornalisti in Sardegna la bravura non conti nulla e valgano soltanto le conoscenze e le amicizie giuste. Una parte minima ritiene invece che si venga assunti per i meriti personali e il curriculum”.

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