Fotovoltaico a Villasor, presunta truffa da 62 milioni: ecco gli indagati sardi

Dovevano produrre pomodori e patate nelle serre fotovoltaiche. Ma l’agricoltura non è stato sviluppata, a fronte di 62 milioni incassati.

Ci sono anche due sardi nella presunta truffa delle 134 serre fotovoltaiche a Villasor, un giro da 62 milioni e 400mila euro che la Twelve energy, srl di Nuova Delhi, avrebbe incassato illegittimamente dal 2010. Gli avvisi di garanzia sono arrivati a Marcello Spano e Mariano Muscas, finiti sotto accusa insieme ai due manager della società indiana: il presidente del Cda nonché amministratore delegato, Kumar Jain Lalit, e il suo vice, Jatin Saluja.

Tutto ruota intorno a 130 ettari dove si sarebbero dovuti coltivare pomodori e patate, parallelamente alla produzione di energia “verde”. Ma “colture orticole”, come previsto nella relazione agronomica allegata al progetto, “non se ne sono mai viste”, è scritto nelle indagini. Tuttavia, la società di Nuova Delhi avrebbe ugualmente preso gli incentivi previsti per il fotovoltaico in campagna. Così risulta dalla ricostruzione del Corpo Forestale che ha passato al setaccio ogni passaggio dell’impianto, il più grande del mondo nel settore, con 105 megawatt richiesti e 20 attivati. Le indagini sono in mano al Nucleo di vigilanza regionale, guidato dal commissario Ugo Calledda, e al Pm della Procura di Cagliari, Daniele Caria.

Le serre fotovoltaiche di Villasor sono state autorizzate nel 2009, con una conferenza di servizi. Procedura “leggera” sostenuta dal “Conto energia“, ovvero il decreto legislativo 387 del 2003, col quale il ministero per lo Sviluppo economico recepì la direttiva Ue 77/2001. Erano  fissati anche i criteri per incentivare la produzione di energia elettrica nel settore agricolo, attraverso gli impianti fotovoltaici. Nelle campagne dell’Isola fu un fiorire di serre coi pannelli solari sul tetto: oltre agli indiani, i cinesi nel 2009 hanno fatto partire l’impianto di Narbolia e gli spagnoli sono attivi a Uta e a Giave. Ma pure i tedeschi stanno puntando sulla Sardegna.

La truffa starebbe nell’assenza di sviluppo agricolo, a fronte dei 62 milioni e 400mila euro incassati. Infatti: nella legge 266 del 2005, con la quale venne convertito il dl 387, è scritto che “la produzione di energia costituisce un’attività connessa“, non la principale (articolo 1, comma 423). Men che meno l’unica, come parrebbe essere successo a Villasor, dove la srl indiana non ha coltivato né pomodori né patate. E da un anno nelle serre ci sono piante di rose da bacca.

Nel dettaglio, la Twelve energy ha incassato ogni tredici mesi, e per quattro anni, 13 milioni e 800mila euro solo di incentivi previsti nel Conto energia, soldi che tutti i contribuenti italiani pagano attraverso la bolletta Enel. Si aggiunga un milione e 800mila euro di ricavi ottenuti vendendo l’energia prodotta. Si arriva così ai 62 milioni e 400mila euro di presunta truffa.

La srl finita nel mirino del Corpo Forestale è una costola societaria della Moser bear clean energy limited, sede legale a New Delhi, nell’83 la nascita. Ma la holding controlla pure una società americana, la General electric energy financial service. A Villasor sono 134 le serre spalmate su quel milione e 300mila metri quadrati di terreno, serre che rischiano adesso il sequestro se venisse confermato il mancato rispetto della normativa.

Leggi anche: Serre fotovoltaiche, bocciature record: mai autorizzato l’81% dei progetti

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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