A meno di due anni dal 31 dicembre 2015, termine ultimo per rendicontare la programmazione Ue 2007-2013, la Regione deve ancora spendere 800 milioni di euro contro 1,2 miliardi spesi in quasi cinque anni (240 milioni all’anno). E’ la Cna sarda a rilanciare il problema della capacità di utilizzare i fondi europei e predisporre programmi idonei a beneficiare delle risorse a disposizione della Sardegna.
In base all’ultimo aggiornamento del Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica, reso disponibile il mese scorso, nell’isola la spesa certificata al 31 dicembre 2013, riferita ai programmi Fesr e Fes) è pari a 1,253 milioni: il 61,5% dei due miliardi di dotazione complessiva (Fondi Ue più altri fondi). Nel prossimo biennio resta dunque da spendere più di 1/3 di quanto disponibile. “Da questi dati si evince come le risorse comunitarie non siano state utilizzate a pieno – hanno spiegato Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna – considerando che i primi flussi di spesa certificata in Sardegna sono stati registrati a partire dalla seconda metà del 2009, risulta che in quasi cinque anni sono stati spesi 240 mln all’anno, non sembra facile che in due anni possano essere spesi 800 mln. Poiché procedure e regole relative ai fondi strutturali non sono cambiate, e considerato che non abbiamo modificato capacità programmatorie, modalità valutative e operative, c’è da aspettarsi che anche i fondi 2014-2020 saranno spesi con ritardo, in maniera non efficiente né efficace come avvenuto nei precedenti. E’ a rischio fallimento anche il prossimo ciclo 2014-2020 se non si adottano regole nuove e più stringenti che consentano di convogliare le risorse su pochissime iniziative attraverso progetti ben definiti che devono essere vagliati in base allo loro rilevanza e ai loro effetti economici”.