Fondo pubblico Ingenium, il Gip: “Una tangente da 80mila euro a Cappellacci”

Ugo Cappellacci – accusato di corruzione e peculato – è stato il vero deus ex machina” del finanziamento pubblico da 750mila euro concesso nel 2013 al Fondo Ingenium della società Fm Fabbricazioni metalliche di Flavio Mallus, amico dell’allora presidente della Regione. Così ha scritto il gip di Cagliari, Giuseppe Pintori, nell’ordinanza con la quale mercoledì ha disposto l’arresto dello stesso Mallus e i domiciliari per l’altro imprenditore sotto inchiesta, Roberto Bonanni, a capo della ‘Zernike Meta Venture capital’, la spa che nel 2013 aveva vinto il bando e gestiva il fondo pubblico “Ingenium Sardegna”, un pacchetto da 17 milioni di euro destinato alle imprese innovative.

Per Cappellacci i pm Emanuele Secci e Diana Lecca, titolari dell’inchiesta, hanno sollecitato anche l’arresto, ma il Gip non ha concesso la misura cautelare perché “non ha più un ruolo politico di rilievo” e appartiene a “una compagine politica di minoranza, all’opposizione nel governo regionale e nazionale”. Tuttavia il giudice per le indagini preliminari riconosce contro l’ex governatore “gravi indizi di colpevolezza”. E ribadisce: “La gravità delle sue condotte è evidente”. Cappellacci era stato “in grado – si legge ancora nell’ordinanza – di influenzare gli organi politici e gli apparati competenti nel valutare la pratica di accesso alle erogazioni” di denaro pubblico.

Di qui le accuse di corruzione e peculato che secondo il Gip si sarebbero concretizzate nella tangente da 80mila euro che Cappellacci avrebbe incassato nel 2013 attraverso la Omen, una società che secondo l’accusa farebbe capo allo stesso ex governatore, sebbene poi passata in mano a un’altro indagato, il commercialista Piero Sanna Randaccio, collega di Cappellacci nello studio professionale di Cagliari. La presunta tangente, sempre stando a quando riportato nell’ordinanza, sarebbe stata giustifica nei bilanci alla voce ‘Finanziamento soci’. Per la Procura ha Omen è stata costituita “dieci giorni prima” del versamento degli 80mila euro, “su specifica indicazione di Tilocca e nell’interesse esclusivo di Cappellacci”. Tilocca è Tonino, ex presidente della Sfirs, anche lui collega di Cappellacci nello studio di Cagliari: nell’inchiesta Ingenium è accusato di corruzione e peculato.

Per il Gip la Omen altro non era che una società attraverso la quale Cappellacci copriva i propri affari privati quando era governatore: oltre alla presunta tangente, la Procura di Cagliari, riporta La Nuova Sardegna, sta indagando anche su un appartamento in via dei Punici, due posti auto, una Porsche Carrera 911 e una Bmw 740D da 86mila euro. Anche su quest’ultima ci sarebbe stato un passaggio fittizio. Fa notare ancora il Gip: “La Omen è il nome della barca di Cappellacci, che si chiama Nemo, letto al contrario”. Il giudice bolla l’operazione come “fraudolenta” per “nascondere la corresponsione degli 80mila euro”. Cioè “la tangente”, si legge ancora nell’ordinanza. Sanna Randaccio era l’azionista di Omen al 95 per cento, “per non ricondurre la società” all’ex governatore.

Nella ricostruzione del Gip, la Fm di Mallus aveva ottenuto i 750mila euro di finanziamento pubblico nonostante fosse “priva dei requisiti” previsti dal bando Por (Programma operativo regionale). Era in “stato di dissesto”, ha scritto il Gip, in una situazione che “non poteva sfuggire ad amministratori, commercialisti, esperti del fondo Ingenium e Regione”. Quindi l’intervento di Cappellacci: secondo l’accusa l’allora presidente avrebbe “istigato” Bonanni della Zernikee gestore del Fondo Ingenium Sardegna a far avere i soldi alla Fm di Mallus, ormai decotta e poi fallita. Si legge in un altro passaggio dell’ordinanza: “La Fm aveva falsificato i dati contabili per un maquillage finanziario illecito utile ad accedere ai finanziamenti”. Sempre stando all’accusa, la Fm ottenne un aumento di capitale grazie alla Zernike, passando da 33mila euro a 1,4 milioni”. Ciò grazie “a contatti” di Mallus “ai più alti livelli della politica regionale, in particolare con l’assessora Alessandra Zedda“, attuale capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale e accusata di peculato.

In totale sono dieci le persone finite sotto inchiesta a vario titolo. Mallus, rinchiuso nel carcere di Uta, deve rispondere di corruzione, truffa e bancarotta. Bonanni, ai domiciliari, è accusato di corruzione, bancarotta e peculato. Sanna Randaccio di corruzione e bancarotta. Ancora: Fabio Sanna e Carlo Alberto Zualdi, amministratore e liquidatore della Fm, sono accusati rispettivamente di peculato e bancarotta. Il nome nuovo è quello di Sergio Vacca, noto commercialista di Cagliari, entrato nell’inchiesta con l’accusa di falso in attestazioni: avrebbe edulcorato la situazione disastrosa della Fm per permettere alla società di Mallus di ottenere il finanziamento pubblico. Infine il commercialista Carlo Dessalvi che sembra destinato a uscire di scena: il Gip scrive che a suo carico non ci sono “gravi indizi di colpevolezza”.

Lo scorso marzo, quando l’indagine della Procura è diventata di dominio pubblico, Cappellacci aveva cominciato uno sciopero della fame annunciato con un post su Facebook. “Lo faccio per me, per i miei figli, per i tanti cittadini onesti vittime della ‘giustizia’ e per una Giustizia vera, alla quale vorrei poter ancora credere”. L’ex governatore aveva parlato di “un’indagine tanto assurda quanto fantasiosa: un atto coperto da segreto istruttorio è stato pubblicato da un giornale. Un atto i cui contenuti, che ho appreso solo dalla stampa, mi sono oscuri”. Di mercoledì l’ordinanza del Gip che delinea un preciso quadro accusatorio, anche a carico di Cappellacci. “Il parlamentare – ha scritto il Gip – è uno dei protagonisti principali. Si era interessato alla pratica Fm pur non avendone diritto” e “aveva percepito una rilevante utilità economica”.

Stavolta Cappellacci non ha scritto nulla sui social. Al quotidiano L’Unione Sarda ha affidato una dichiarazione l’avvocato Guido Manca Bitti, difensore dell’ex governatore. “Tutte le operazioni sono più che trasparenti e legittime – ha detto -, ma ora abbiamo necessità di vedere gli atti e la documentazione dei Pm”.

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