Fondi ai gruppi, concluse le arringhe: il 20 febbraio la sentenza

Ultimo atto, oggi, per il processo sui fondi ai gruppi che vede imputati quattordici consiglieri regionali della legislatura 2004-2009, tutti accusati di peculato aggravato.

Ultimo atto, oggi, per il processo sui fondi ai gruppi che vede imputati quattordici consiglieri regionali della legislatura 2004-2009, tutti accusati di peculato aggravato. Questo pomeriggio alle 16, nel tribunale di Cagliari, si è conclusa l’ultima arringa calendarizzata e il presidente della prima sezione penale, Mauro Grandesso, ha fissato al 20 febbraio 2017 la prossima udienza, quella in cui – salvo imprevisti – dovrebbe arrivare la sentenza.

Il processo che si avvia verso la conclusione è la prima delle due inchieste aperte dalla Procura per far luce sulle presunte spese pazze nella massima assemblea sarda: l’indagine è in mano al pm Marco Cocco che, lo scorso 30 maggio, ha chiesto la condanna di tutti i quattordici imputati. Nel dettaglio: Giuseppe Atzeri (Psd’Az, 7 anni); Mariolino Floris (Uds, 5 anni); Maria Grazia Caligaris (Sdi-Psi, 5 anni); Oscar Cherchi (Pdl, 4 anni); Sergio Marracini (Udeur, 4 anni); Raffaele Farigu (Nuovo Psi, 4 anni); Carmelo Cachìa (Udeur, 4 anni); Tore Serra (Comunisti italiani, 4 anni); Alberto Randazzo (Pdl, 3 anni); Vittorio Randazzo (Udc, 3 anni); Tore Amadu (Pdl, 3 anni); Giommaria Uggias (Idv, 2 anni e due mesi); Raimondo Ibba (Sdi-Psi, 2 anni e due mesi); Pierangelo Masia (Sdi-Psi, 2 anni e due mesi).

Le arringhe le ha chiuse oggi l’avvocato Agostinangelo Marras, legale difensore di Giuseppe Atzeri, il sardista che nella legislatura-2004-2009 era presidente del gruppo misto. L’ex esponente dei Quattro Mori è la figura chiave del processo: è il grande accusato dalla super teste Ornella Piredda, l’ex funzionaria del Consiglio regionale che nel 2008 lo denunciò per mobbing davanti al tribunale del lavoro. Poi l’esposto presentato in Procura. Un anno più tardi l’avvio dell’indagine e nel 2013 l’apertura del processo con venti rinviati a giudizio. Ma nel frattempo sono già stati condannati Silvestro Ladu (Fortza Paris, sei anni), Beniamino Scarpa (Psd’Az, quattro anni e sei mesi) e Adriano Salis (Idv, un anno e otto mesi). Archiviate, invece, le posizioni di Peppino Balia (Sdi-Psi) e Renato Lai (ex Udeur), mentre Pino Giorico (Udeur) è deceduto nel 2014.

L’avvocato Marras, come già successo a luglio 2014 durante il dibattimento, ha costruito la sua arringa sulla demolizione della super teste. “La pubblica accusa – ha detto in aula il legale – definisce Ornella Piredda un soggetto attendibile, logico e coerente nelle dichiarazioni. Dal nostro punto di vista, carte alla mano, la testimone è inattendibile, illogica e incoerente. E oggi vi spieghiamo il perché”.

Nel processo Atzeri è l’unico imputato a dover rispondere anche di altre accuse oltre al peculato: il pubblico ministero gli contesta il mobbing, l’abuso d’ufficio e i maltrattamenti. Il sardista deve rispondere pure di falso. Per tutti i capi d’accusa l’avvocato Marras ha chiesto l’assoluzione con un arringa durata tre ore e divisa in due parti.

Relativamente al peculato, la difesa sostiene “l’assurdità della posizione della Piredda, la quale da un lato ha originato questo processo, con dichiarazioni spesso mendaci, ma nel 2003 ha ottenuto dal gruppo di Rifondazione comunista, quindi attraverso soldi pubblici, un ristoro di 50mila euro per una vicenda privata, come lei stessa ha raccontato in quest’aula. Di fatto un caso di stalking è stato trasformato in mobbing”.

Sul fronte delle “vessazioni subìte dalla Piredda sul lavoro”, l’avvocato di Atzeri ha detto: “Come scritto nella perizia del dottor Siotto, nominato da questo Tribunale, nella persona della Piredda è stata riscontrata una tendenza a entrare in conflitto coi propri superiori. Dall’esame delle carte, rileviamo anche lunghe assenze per malattia. Nel gruppo misto la signora Piredda ha avuto due scontri, anche duri, con il funzionario Angelo Sanna (inizialmente citato come teste e poi finito sotto inchiesta sempre con l’accusa di peculato), diverbi all’origine del suo malessere. Ma in tutto questo nulla c’entra l’onorevole Atzeri, nemmeno quando la Piredda lo accusa di averle decurtato lo stipendio e di averla relegata in una stanzetta buia al quinto piano. Sulla paga della Piredda, come dimostrano le lettere, la competenza era della segretaria generale. Il trasferimento in un altro ufficio fu ugualmente deciso dalla struttura”.

Nell’udienza del 20 febbraio ci sarà spazio, eventualmente, per le repliche del pubblico ministero. Ma dalla Procura, già un mese fa, è trapelato che non sono previsti altri interventi del pm, dopo la lunga requisitoria in due atti: prima l’11 aprile (leggi qui), poi il 30 maggio (ecco il resoconto).

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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