Fluorsid, venti ettari di discariche abusive: l’inchiesta si allarga

Sono salite a otto, per un totale di venti ettari, le discariche considerate abusive dalla Procura di Cagliari e dove la Fluorsid smaltiva gli scarti industriali.

Era partita da quattro discariche abusive l’inchiesta Fluorsid che il 16 maggio scorso ha fatto scattare sette arresti per associazione a delinquere a disastro ambientale. Ma adesso sono almeno otto le aree dove l’azienda di Tommaso Giulini (sentito  dal pm Marco Cocco una settimana fa) smaltiva illecitamente gli scarti di lavorazione, stando alla ricostruzione della Procura di Cagliari. La gran parte dei terreni è concentrata nell’area industriale di Macchiareddu, nel Comune di Assemini, dove c’è lo stabilimento.

La mappa delle discariche considerate abusive la sta definendo il pubblico ministero insieme al Nucleo Nipaf del Corpo forestale guidato dal commissario Fabrizio Madeddu. Un lavoro certosino che avanza anche per dati incrociati: nella stanza del pubblico ministero continua infatti la sfilata di testimoni convocati come persone informate dei fatti.

La svolta nella mappatura degli smaltimento illeciti è arrivata due giorni dopo gli arresti, il 18 maggio, quando nel carcere di Uta venne sentito Simone Nonnis, ex dipendente della Ineco, la società che dalla Fluorsid ha in appalto la movimentazione dei rifiuti industriali. Nonnis, difeso dall’avvocato Alberto Ippolito, è stato il primo è essere interrogato dal Pm e dal gip Cristina Ornano. Da lì la scoperta della discarica abusiva di Monastir e, viene fuori adesso, la localizzazione di quattro nuove aree. Si sono aggiunte al perimetro all’interno dello stabilimento, al terreno di Terrasili, sempre ad Assemini, e a un altro piccolo terreno di Macchiareddu.

Così hanno raggiunto quota venti gli ettari delle discariche abusive, anche se non in tutte sono scattati i sigilli. Si tratta sia di aree private che pubbliche: 200mila metri quadrati che a questo punto dell’inchiesta non fanno escludere nuovi avvisi di garanzia, oltre quelli ricevuti dai sette arrestati più il direttore tecnico dello stabilimento, Fabrizio Caschili, indagato in concorso.

C’è poi la vicenda dello sversamento dei rifiuti industriali nella laguna di Santa Gilla: fanghi acidi nei quali sono stati trovati valori abnormi di arsenico, alluminio, manganese, berillio, cadmio, cobalto, nichel, piombo, selenio, fluoruri e solfati. Il tavolo permanente di monitoraggio, chiesto di Cagliari (Massimo Zedda), Assemini (Mario Puddu) e Uta (Giacomo Porcu), ha disposto nuove analisi, di cui si sta occupando l’agenzia Arpas. Intanto il presidente Francesco Pigliaru ha fatto sapere che la Regione si costituirà parte nel civile, nel caso in cui venga accertato il disastro ambientale.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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