Fluorsid, inquinamento a Macchiareddu. L’Arpas: “È la sabbia del Sahara”

Adesso che è scoppiato il caso dei controlli pubblici sulla qualità dell’aria a Macchiareddu, contestualmente all’inchiesta Fluorsid e al presunto disastro ambientale, spunta un passaggio sulla relazione scritta nel 2014 dall’Arpas, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Lo riporta il gip del tribunale di Cagliari, Cristina Ornano, nell’ordinanza che ha fatto arrestare tre dirigenti Fluorsid e altre quattro persone (qui i nomi). “L’Arpas – si legge – aveva rilevato criticità circa il superamento della soglia di allarme del parametro SO2 (anidride solforosa, un gas inquinante). Di tale criticità l’Arpas ne riconduce la causa al contributo di fonti naturali dovute a trasporto di polveri sahariane”.

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Sul punto il Gip sottolinea: “La spiegazione, come condivisibilmente osservato dalla Polizia giudiziaria, suscita più di una perplessità, a fronte della acclarata enorme produzione e spandimento di polveri provenienti dallo stabilimento della Fluorsid e dal cantiere di Terassili (cioè la Vecchia laveria di Assemini che, stando alle accuse della Procura, è stata trasformata in discarica, quando invece risulta autorizzata come deposito del gesso, uno degli scarti della lavorazione industriale). Ancora il Gip sul livello oltre soglia di anidride solforosa: si tratta di “fonti di produzione di particolato composto anche da sostanze nocive per la salute umana, cui invece nella relazione non viene fatto alcun riferimento”.

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Ancora dall’ordinanza: “Ora, se è vero che la presenza di polveri trasportate dal vento possono influire sulle rilevazioni della qualità del’aria, il problema è che il monitoraggio (dell’Arpas) non è modulato sul tipo di particolato prodotto dalla Fluorsid, come, dall’altra parte, quest’ultima pur autorizzata all’autocontrollo, ha sistematicamente omesso di effettuarlo o lo ha eluso, così precludendo a monte la possibilità di stessa di effettuare un controllo sul superamento dei limiti stabiliti per le sostanze rilasciate durante la lavorazione”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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