Fluorsid, scoppia il caso dei controlli. La Procura: “Pochi e parziali”

Ci sono state lacune nel sistema dei controlli sulla Fluorsid: lo scrive il gip Cristina Ornano nell’ordinanza che lunedì ha fatto scattare sette arresti (qui i nomi), chiesti dal pm Marco Cocco. Il tema delle analisi sulla qualità dell’aria e delle acque lo hanno sollevato ieri i sindaci dei Comuni interessati dal presunto disastro ambientale: Massimo Zedda (Cagliari), Mario Puddu (Assemini), Toni Enas (Elmas) e Giacomo Porcu (Uta) si sono riuniti come amministratori della Città metropolitana e hanno allargato il tavolo al Consorzio Cacip che gestisce l’area industriale di Macchiareddu e in cui ricade lo stabilimento Fluorsid. L’incontro si è chiuso con la richiesta di “nuovi controlli e l’apertura di un tavolo tecnico permanente“.

Il quadro delle analisi chimiche è un sistema complesso e riguarda due diverse procedure: intanto i cosiddetti “autocontrolli”, che competono alla azienda in base all’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) e la cui supervisione spetta all’Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale a sua volta subordinato al Ministero; le analisi ‘pubbliche’, invece, sono svolte localmente. In Sardegna se ne occupa l’Arpas, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente.

Sugli autocontrolli scrive il Gip: “Venivano eseguiti da un laboratorio esterno accreditato per alcuni metodi, ma non per tutti quelli previsti in Aia (Autorizzazione integrata ambientale). In particolare l’accredito non risultava per NO (ossido di azoto), SO2 (anidride solforosa o biossido di azoto), O2 (ossigeno molecolare), H2SO4 (acido solforico) e HF (acido fluoridico)”. Tanto che l’Ispra “aveva irrogato – si legge nell’ordinanza – una sanzione amministrativa e il Ministero (a cui l’Ispra fa capo) aveva diffidato Fluorsid per violazione delle prescrizioni Aia”.

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Quanto alle centraline pubbliche, il Gip ha spiegato: “Nella zona di Assemini-Macchiareddu sono posizionate due stazioni di misura dell’Arpas, in particolare la Cenas6 ubicata a nord-ovest dello stabilimento e la Cenas8 a sud. Rilevano le seguenti sostanze inquinanti: SO2 (anidride solforosa o biossido di azoto), NO2 (biossido di azoto) e Pm10 (polveri sottili). Inoltre la Cenas8 è dotata di rilevatori anche per CO (ossido di carbonio) e O3 (ozono)”. Continua il giudice per le indagini preliminari: “È significativo notare come manchi qualsiasi rilevamento per l’aria, il suolo e il sistema idrico, riferibile al fluoro e ai suoi derivati, nonostante sia presente nell’area industriale di Macchiareddu con la Fluorsid, primo produttore mondiale dei derivati per usi industriali, già condannato, seppure civilmente, per problematiche legate all’inquinamento”.

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Ancora nell’ordinanza: “Con riferimento alle Pm10 (polveri sottili), dalle relazioni annuali sulla qualità dell’aria redatte dall’Arpas per gli anni 2011, 2012, 2013 e 2014, vengono segnalare per l’area di Assemini criticità riferibili alle Pm10. In particolare viene registrato sistematicamente un superamento dei limiti di legge annuali. Nel 2013, sopra la soglia di allarme è stato rilevato il parametro SO” (anidride solforosa) e a seguito di ciò venne eseguita un’indagine Arpas. Anche in questo caso – siamo a settembre 2015 – gli ispettori rilevarono significative criticità e carenze nel sistema di monitoraggio e nelle prescrizioni Aia”.

Col passare dei giorni continuano dunque a fioccare sempre nuovi dettagli sull’inchiesta Fluorsid: i fari della Procura sono puntati al momento sulla nuova discarica nell’hinterland di Cagliari che non era nota agli inquirenti e di cui ha parlato, nell’interrogatorio di garanzia, Simone Nonnis, uno degli arrestati. Adesso c’è questo filone dei controlli che sembra riguardare da vicino la politica regionale.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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