Fluorsid, parlano due arrestati: “Rifiuti nascosti sottoterra, anche in altre aree”

Inchiesta Fluorsid, al via gli interrogatori di garanzia in carcere: alle domande di Gip e Pm hanno già risposto Simone Onnis e Marcello Pitzalis.

Alla Fluorsid era prassi che i rifiuti industriali venissero nascosti sottoterra. Al pm Marco Cocco titolare dell’inchiesta e al gip Cristina Ornano che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare, lo hanno confermato, durante gli interrogatori di garanzia in carcere, due delle sette persone arrestate lunedì con l’accusa di associazione a delinquere, disastro ambientale e disastro. A parlare sono stati Simone Nonnis, 42 anni, ex dipendente della Ineco, e Marcello Pitzalis, 43 anni, che nella stessa ditta è subentrato al primo, a gennaio 2016, nelle funzioni di capocantiere per lo smaltimento degli scarti della produzione.

Sardinia Post è venuta a conoscenza dei due interrogatori dai rispettivi avvocati, contattati telefonicamente: Alberto Ippolito per Nonnis, il quale è stato sentito ieri per nove ore, mentre il legale Luigi Sanna difende Pitzalis che ha risposto questa mattina alle domande del gip e del magistrato inquirente. È presto per dire se, sul caso Fluorsid, accusa e difesa abbiano imboccata la strada della collaborazione, di certo la Procura, due volte su due, si è vista confermare il proprio quadro investigativo.

L’avvocato Ippolito fa una premessa: “Il mio assistito non lavora più per la Ineco da dicembre 2015. Ha lasciato proprio per divergenze legate alla gestione delle procedure ambientali. Tanto che per lunghi mesi venne emarginato, poi costretto a licenziarsi per l’insostenibile clima di lavoro”. L’avvocato chiarisce che “Nonnis ha confermato lo smaltimento illecito dei rifiuti, e non solo a Terrasili (ad Assemini, nella Vecchia laveria), ma anche in altri siti”.

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Il difensore dell’ex dipendente Ineco (società che fa capo ad Armando Bollani, ai domiciliari da lunedì) non fornisce dettagli sugli “altri siti” citati nell’interrogatorio, visto che dovrebbero essere oggetto di una nuova indagine e come tale coperta da segreto istruttorio. “Ciò non toglie – prosegue Ippolito – che alla Fluorsid esistevano pratiche illecite, per esempio nella Vecchia laveria”. Si tratta di un’area di circa cinque ettari autorizzata come deposito di gesso, ma poi convertita in discarica per gli scarti di lavorazione. Così risulta alla Procura e ieri Nonnis ha dato la propria conferma. “Compreso il fatto – riferisce Ippolito – che il gesso ‘buono’ prodotto dalla Fluorsid venisse mischiato coi rifiuti industriali”, facendo configurare l’ipotesi di truffa, sempre stando all’ordinanza del Gip (leggi qui).

Alla Fluorsid, secondo le accuse, si applicavano tre modalità di smaltimento illecito che il giudice per le indagini preliminari ha indicato nell’ordinanza di arresto. Gli scarti industriali venivano “stoccati all’aperto”, oppure “occultati con interramenti e tombamenti” o “sversati nella laguna di Santa Gilla”. Il Gip, sul punto, parla di “fanghi acidi“. E anche su questo punto Pitzalis ne ha dato conferma durante l’interrogatorio.

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Quanto a Marcello Pitzalis, l’avvocato Sanna dice: “Il mio assistito ha ricostruito il lavoro svolto in questo suo anno e mezzo di assunzione. Ha spiegato di aver ricevuto, in più occasioni, l’ordine di aprire buche e voragini nel terreno dello stabilimento di Macchiareddu, dove venivano poi interrati gli scarti della produzione. Quello che non possiamo sapere è che tipo di sostanze fossero, quindi se nocive o meno”. Il legale sottolinea pure un secondo punto: “Ogni attività svolta dal mio assistito, come riferito dallo stesso, è stata una mera esecuzione degli ordini che venivano impartiti dal personale della Fluorsid”.

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Ci sono voluti due anni e mezzo di indagini per mettere insieme il quadro Fluorsid, fatto anche “di dolose omissioni nell’applicazione delle misure di mitigazione ambientale che, diversamente – ha scritto il Gip _, avrebbero comportato un rallentamento della produzione, una sua qualità più scadente e costi maggiori”. Lo stabilimento di Macchiareddu e il deposito di Terrasili sono stati monitorati dal Nucleo investigativo Nipaf del Corpo forestale, guidato dal commissario Fabrizio Madeddu. Le analisi chimiche sono state affidata all’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpas).

Gli interrogatori di garanzia proseguiranno domani e poi ancora martedì 23 maggio. Alle domande del Gip e del Pm devono ancora rispondere Michele Lavanga, 54 anni, direttore dello stabilimento Fluorsid; Sandro Cossu, 58 anni, responsabile della sicurezza ambiente; Alessio Farci, 45 anni, ingegnere a capo della produzione dell’azienda. Saranno sentiti pure le due persone ai domiciliari: Bollani, 75 anni, titolare della Ineco, e Giancarlo Lecis, 58 anni, funzionario tecnico della Fluorsid. È solo indagato Fabrizio Caschili, direttore tecnico dello stabilimento di Macchiareddu.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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