“Fluorsid ha fatto ammalare le pecore”. E sui controlli mancati si indaga ancora

Le pecore di Assemini si sono ammalate a furia di pascolare nei terreni vicini alla Fluorsid di Macchiareddu, proprietà del patron del Cagliari Tommaso Giulini e primo produttore mondiale di fluoroderivati inorganici, impiegati nell’industria dell’alluminio. Si chiama infatti fluorosi la patologia che ha colpito le greggi della zona.

A diagnosticare la malattia, “stando ai sintomi rilevati”, è stato il Servizio di igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche che fa capo all’Azienda per la tutela della salute (Ats). Di fatto nuovo materiale per la Procura di Cagliari che a maggio 2017 sulla Fluorsid ha fatto scattare sette ordinanze di custodia cautelare con l’accusa di associazione per delinquere e disastro ambientale e da allora continua a indagare per capire cosa sia saltato, e per colpa di chi, nel sistema di monitoraggio ambientale. Verifiche sulla qualità dell’aria e dell’acqua che già l’anno scorso spinsero la gip Cristina Ornano, a bollare come “pochi e parziali” sia gli autocontrolli a cui un’azienda industriale è obbligata per legge, sia le analisi chimiche gestite dagli enti pubblici.

Alberto Mua, il veterinario che guida dirige il Servizio zootecnico, l’8 maggio scorso ha scritto ai vertici dell’Ats e della Assl di Cagliari per comunicare i risultati dell’ispezione fatta “negli allevamenti ricadenti all’interno dell’area compresa entro i cinque chilometri dalla Fluorsid”, si legge nella relazione. “Negli animali più anziani” sono stati rilevati “sintomi presumibilmente riferibili a fluorosi”, si legge. Di qui, “in via precauzionale è disposto l’allontanamento del bestiame dalla zona più prossima allo stabilimento”.

La fluorosi è una forma di tumore che colpisce le ossa: si manifesta con il consumo precoce dei denti o direttamente la loro caduta, ciò che impedisce alle pecore di cibarsi con conseguente perdita di peso. E tutto ha origine nell’eccessiva presenza di fluoro sull’erba che il bestiame è costretto a brucare a Macchiareddu.

La malattia riscontrata negli ovini è solo l’ultimo tassello che la Procura ha aggiunto alla complicata ricostruzione del caso Fluorsid, un fascicolo in mano al pm Marco Cocco, al lavoro insieme al Nipaf, il Nucleo ispettivo del Corpo forestale guidato dal commissario Fabrizio Madeddu. Il magistrato inquirente e gli ufficiali di polizia giudiziaria stanno mettendo sotto la lente l’intera catena dei controlli per cercare di capire quali sono stati i passaggi saltati, tanto da ipotizzare il reato di disastro ambientale.

Ad aprile questo filone investigativo ha portato all‘iscrizione sul registro degli indagati di tre dirigente di Arpas, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente: sono finiti sotto inchiesta con l’accusa di rifiuto d’atti d’ufficio. Stando alla ricostruzione della Procura, ci sarebbe stata una “omessa segnalazione agli enti preposti” in merito al “superamento dei limiti tabellari” sulle “emissioni in atmosfera” e “nelle acque di falda e nei sedimenti della laguna di Santa Gilla”. Ma le indagini non sono finite, anche perché le procedure di controllo coinvolgono più enti: si tratta  di un sistema complesso che ha bisogno di verifiche continue e incrociate per essere setacciato. Tuttavia il pubblico ministero e il Nipaf, dopo un anno di lavoro, sembrano essere giunti ormai al giro di boa.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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