Fluorsid, amianto pari a 1,9 campi da calcio. Gli operai: “Tutto sotterrato”

La Fluorsid sotterrava l’amianto. Prima a Macchiareddu, poi ad Assemini e infine nella cava di Monastir messa sotto sequestro ieri. Ecco le intercettazioni.

Alla Fluorsid con “pratiche illecite” si smaltiva anche l’amianto, sotterrandolo nelle stesse aree dove venivano nascosti gli scarti della produzione. È questo l’ultimo tassello che emerge dall’inchiesta della Procura di Cagliari sull’azienda di Macchiareddu: tre dirigenti arrestati lunedì insieme ad altre quattro persone (qui i nomi). Devono rispondere tutti di associazione a delinquere, disastro ambientale e disastro. Il fascicolo è in mano al pm Marco Cocco.

Alla Fluorsid l’amianto erano utilizzato a copertura dei capannoni, come in Italia è successo per decenni in moltissime aziende. Ma quando nel 2008, il decreto legislativo 81 ha imposto la rimozione delle strutture in eternit, anche la Fluorsid si è dovuta adeguare. Tanto da aver concordato, insieme al ministero dell’Ambiente (competente sulla materia), un piano di bonifiche contenuto nell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Il documento è di novembre 2011 e viene citato dal gip Cristina Ornano. 

Dall’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, risulta che la Fluorsid avesse dichiarato di dover smaltire 13.500 metri quadrati di lastre di amianto, pari a 1,9 campi da calcio. Ma anziché affidarsi a ditte specializzate, l’azienda di Tommaso Giulini, patron del Cagliari calcio, ha fatto da sé, sostiene la Procura. Prima mettendo l’eternit sottoterra in un’area dello stesso stabilimento di Macchiareddu, poi spostandolo ad Assemini, nel terreno della Vecchia laveria di Terrasili, e infine portandolo a Monastir, nella cava messa sotto sequestro ieri (nella foto), dove sarebbero stati interrati anche estintori, pneumatici e perfino un camion.

Sul quella “miscela di rifiuti”, come la definisce il Gip, è emblematica una prima intercettazione del 23 marzo 2016. A parlare è Carloun ruspista della Ineco, una ditta esterna che tuttora ha in appalto la movimentazione degli scarti industriali (il titolare è Armando Bollani, finito ai domiciliari). L’operaio, impiegato nello stabilimento di Terrasili, si rivolge al capocantiere Marcello Pitzalis (uno degli arrestati): “Devi vedere la m… che sto trovando qua sotto, dove c’erano ferri. Ti sflesci”. Pitzalis gli diede quindi l’ordine di “chiudere quel fosso, prima che facciano cazzate”.

In un’altra intercettazione parla Simone Nonnis, ex dipendente Ineco (anche lui in carcere). Tema della conversazione, il loro titolare Bollani. Nonnis dice: “Tutte le c… che faceva qua e ne hanno fatte anche da poco. L’eternit. Il terreno che aveva a Conti (probabilmente a Conti Vecchi, le saline di Macchiareddu).

L’amianto, come si diceva, è stato portato anche nella vecchia laveria di Assemini. C’è un’altra intercettazione, sempre contenuta nell’ordinanza del Gip. Parla ancora il ruspista Carlo che racconta di un ordine che gli aveva impartito Bollani: “Mi aveva chiesto di fare una buca per buttarci dentro immondizie. Ma siccome quel materiale aveva anche qualcos’altro, lo ha fatto scaricare su, dove c’era tutt’altra immondezza nella parte alta di Terrasili”. E riferendosi al contenuto, il ruspista aggiunge: “Da non credere, c’è di tutto. Lui sapeva cosa era stato messo qua sotto in precedenza, e tra parentesi non è bello trovarlo perché poi te lo respiri”.

Infine il trasferimento degli scarti industriali a Monastir. C’è l’ennesima intercettazione, in cui Simone Nonnis parla con un altro dipendente Ineco, di nome Piero. Gli racconta della reazione avuta dopo alcuni ordini ricevuti da Bollani: “Gli ho detto di stare attento, perché so tutti i punti dove ha nascosto la merda. Ma tutti. Tutti, tutti”.

Nella stessa conversazione Nonnis aggiunge: “Tu non immagini cosa tutto è sotterrato lì. Io so tutto”. L’altro gli chiede: “E perché portavano la sabbia di sale da qui alla cava di Monastir?”. Nonnis risponde: “Allora, lì ci sono gomme di ogni qualità, ci sono minimo duecento-trecento estintori. E c’era Antonio che portava sempre spazzatura a quel c… di laghetto. Era pieno d’acqua e l’abbiamo riempito quel c… di laghetto. Ci sono anche scaldabagni. C’è ogni c… di cosa dentro. In questa c… di cava c’è di tutto nascosto”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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