“Carte false” per Eurallumina

I carabinieri del Noe di Cagliari hanno posto sotto sequestro, su disposizione della Procura, l’impianto di trattamento acque installato a Portovesme nello stabilimento Eurallumina.

Carte false per ottenere il dissequestro del bacino dei fanghi rossi dell’Eurallumina, sequestrato nel 2009, e accedere così a finanziamenti pubblici milionari. Questa è l’ipotesi alla base dell’indagine dei carabinieri del Noe di Cagliari che hanno posto sotto sequestro, su disposizione della Procura, l’impianto di trattamento acque installato a Portovesme nello stabilimento Eurallumina. Il decreto di sequestro preventivo è stato emesso dal Gip di Cagliari su richiesta del Pm e arriva a seguito di attività investigativa coordinata dalla procura sulle autorizzazioni per l’impianto di trattamento delle acque. Al momento nel registro degli indagati sono state iscritte tre persone.

I nomi del dirigente del servizio Savi dell’Assessorato regionale all’ambiente, Gianluca Cocco, il dirigente area dei servizi ambientali della Provincia Carbonia-Iglesias Fulvio Bordignon e il direttore dello stabilimento Erallumina Nicola Candeloro sono stati iscritti nel registro degli indagati per tentato abuso d’ufficio in concorso e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Marco Cocco, che ha portato al sequestro preventivo dell’impianto di trattamento acque denominato Tecom, installato all’interno dello stabilimento industriale Eurallumina di Portoscuso, nella zona industriale di Portovesme. Il provvedimento di sequestro è stato firmato dal Giudice delle indagini preliminari Giovanni Massidda. Il sequestro arriva dopo una serie di accertamenti eseguiti dai carabinieri del Noe relativi all’iter amministrativo che ha portato al rilascio di un’autorizzazione ambientale destinata all’impianto che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato fondato su presupposti non veritieri e pareri non conformi.

 

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