Ergastolo: con questa sentenza i giudici della Inner Court Crown (Corte di giustizia) di Londra hanno condannato Hasna Begum, 25 anni, per l’omicidio di Pietro Sanna, il giovane nuorese trovato cadavere lo scorso giugno nella sua abitazione di Canning Town nella capitale inglese.
I sospetti di Scotland Yard sono caduti subito sulla Begum, originaria del Bangladesh e impiegata come commessa in un negozio: i due avevano avuto una relazione che si era conclusa lo scorso dicembre, ma secondo gli inquirenti la donna aveva sviluppato una ossessione insana verso Sanna. Come raccontato dal quotidiano Daily Mail, Hasna avrebbe iniziato a seguirlo anche sui social network: da qui sarebbe partita l’intenzione di punire l’ex, ‘colpevole’ di avere stretto amicizia con altre ragazze su Instagram e Tinder. Nei giorni prima dell’omicidio la ragazza aveva inviato messaggi minacciosi e insulti a Pietro e anche a un’altra giovane italiana con cui era in contatto sui social network.
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In base alla ricostruzione fatta dagli investigatori e accolta dai giudici il 23 giugno scorso all’alba Hasna Begum ha indossato una parrucca bionda e guanti neri e con un taxi è andata a Ravenscroft Grove, nella zona est di Londra, a casa di Sanna, che si era trasferito a Londra due anni fa e lavorava come dj e come impiegato nella catena di sandwich Birley’s. Testimoni dicono di averla vista, e ci sono anche le registrazioni delle telecamere di sorveglianza della zona che la riprendono mentre cammina sotto casa di Pietro. Entrata nell’appartamento, la donna lo ha colpito con ben 36 coltellate e lo ha lasciato agonizzante; il suo corpo ormai privo di vita è stato scoperto tre giorni dopo. Davanti ai giudici Hasna ha raccontato di essere stata aggredita da Pietro e di avere afferrato un coltello per difendersi, ma la corte non le ha creduto.
“Se anche le ferite alla parte inferiore del corpo sono state causate quando era a terra, ha continuato a colpirlo anche quando non era più necessario, arrivando a causargli 36 ferite sul corpo – hanno affermato i giudici – la maggior parte delle quali ha causato una grande perdita di sangue e la perforazione dei polmoni”. Dopo la brutale aggressione Hasna si è pulita con dei vestiti trovati nell’appartamento e si è poi allontanata portando con sé il coltello e il telefono di Pietro. Nei giorni successivi la donna è entrata nel profilo Instagram di Pietro e ne ha cambiato il nome, poi ha continuato a chiamarlo, probabilmente per lasciare una traccia che potesse servire da alibi. “Perché l’abbia fatto non è del tutto chiaro – concludono i giudici – ma è la prova di un’insana ossessione con Pietro Sanna”. Per lei il carcere a vita: non le sarà concessa la libertà condizionale prima di vent’anni.
Francesca Mulas