Energia, comitati popolari in marcia contro “speculazioni e veleni industriali”

Una lunga marcia in quattro tappe, partenza da Sassari e arrivo a Cagliari, dove il movimento dei comitati popolari sorti in difesa del territorio e della salute dei cittadini approderà a fine giugno. “Stop immediato per tutti i nuovi impianti di produzione di energia da combustione e da fonti rinnovabili, come pure degli inceneritori, vecchi o meno che siano”, si legge nel documento di moratoria sottoscritto da oltre 30 comitati e dalle associazioni WWF, Isde-Medici per l’ambiente e Arci-Sardegna. E ancora: “Revoca del Piano energetico e maggiore difesa delle prerogative della Regione Sardegna nella gestione dell’ambiente e dell’energia, oggi messe in discussione dalla legge conosciuta come decreto Destinazione Italia”. Sono questi gli obiettivi dei comitati in marcia verso il capoluogo attraverso la Sardegna Centrale, Macomer o Ottana le possibili sedi del prossimo appuntamento, e il Medio Campidano. Prima tappa a Sassari, dunque, venerdì 16 alle 17.30, quando nella sede del WWF si parlerà di bonifiche e della megacentrale a biomasse che l’Eni vuole realizzare a Porto Torres nell’ambito della Chimica Verde. Attesi all’incontro promosso dal Coordinamento Non Bruciamoci il futuro e dai Comitati in rete i candidati a sindaco di Sassari Cristiano Sabino (FUI ), Nicola Sanna (PD), Rosanna Arru (Forza Italia), Maurilio Murru ( M5s) Cardin (Psd’az), Nicola Lucchi (Civica-Riformatori).

“Chiederemo agli aspiranti sindaci come intendano porsi rispetto ai nuovi progetti per l’area industriale di Porto Torres, dove un impianto in grado di sprigionare un mix letale di furani, diossine e polveri ultrasottili sta sorgendo tra i veleni della collina di Minciaredda e la darsena imbenzenata”, spiega Paola Pilisio del Comitato No Chimica verde – no inceneritore, che con un esposto ha già chiesto il sequestro preventivo dell’area industriale. La scelta non è casuale: appena due mesi fa i disastri ambientali provocati dal cane a sei zampe sono caduti in prescrizione, ma il benzene e il cloruro di vinile monomero sono sempre in agguato, per aria, nel suolo e in mare, come rilevano le indagini della stessa Syndial (Eni), “che non ha ancora mosso un dito per le bonifiche”, precisa Pilisio. “Lì, come a Portoscuso, non solo gli inquinatori verranno dispensati dall’obbligo di bonifica, ma saranno anche incentivati ad attuare nuovi progetti industriali non sostenibili”, denuncia il documento.

Ma Sassari e Porto Torres saranno solo l’inizio di un percorso che attraverserà i luoghi simbolo di “una politica industriale fallimentare, che oggi punta tutto su rifiuti e energia” denunciano i comitati. Con 4000 GWh (30% della produzione) esportati nel corso del 2013 “l’isola si sta trasformando in una piattaforma energetica per progetti di sviluppo esterni e in un centro di smaltimento di rifiuti”. La legge italiana, è noto, equipara infatti la parte non biodegradabile dei rifiuti alla biomassa. A rimetterci saranno la salute dei cittadini e le attività degli operatori del settore primario, pastori e agricoltori, ieri colpiti dalle eruzioni di fabbrica ad Ottana e oggi dalle ordinanze che vietano il conferimento del latte mentre evitano di affrontare il problema della contaminazione della filiera alimentare all’origine. Domani, chissà, la categoria verrà colpita dall’invasione dei cardi o di altra biomassa e, in ogni caso, “dalla corsa alla terra delle società speculatrici, che sottraggono ettari all’agricoltura a favore delle produzioni energetiche” precisa il documento. “Insomma, “bisogna chiudere con quelle politiche che hanno fatto della Sardegna la Regione con l’estensione più vasta di territorio contaminato (445.000 ha), associato ad elevati tassi di mortalità e sul piano sociale a insostenibili livelli di disoccupazione e, per quanto riguarda l’energia, puntare sulle rinnovabili per l’autoconsumo, possibilmente sganciate dalla rete elettrica” precisa ancora il documento di moratoria che sarà oggetto di una raccolta firme nel corso della marcia.
Queste le ragioni del no, ma ci sono anche le proposte. Una nuova politica su energia e rifiuti è praticabile sin da ora: spazio al riutilizzo della materia post consumo e al pieno utilizzo dei bacini idroelettrici, “che consentono di produrre, insieme alle rinnovabili già presenti, energia pulita e in quantità sufficiente  per soddisfare il fabbisogno dell’isola secondo i profili di consumo giornaliero dell’Isola”, precisa il presidente dell’Isde – Medici per l’ambiente Sardegna Vincenzo Migaleddu . Ma oggi questi impianti sono in mano all’Enel e assolutamente sotto sfruttati.

Piero Loi

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