È nata “Giulia Sardegna”, fa parte di “Giornaliste indipendenti e libere”

È nata Giulia Sardegna. Ne fanno parte al momento oltre venti giornaliste che aderiscono così alla rete nazionale “Giornaliste indipendenti, unite, libere e autonome” e ne condividono appieno le finalità: dare una nuova e equa rappresentazione della realtà, lontana dagli stereotipi, anche attraverso il linguaggio di genere combattendo così l’informazione che umilia e discrimina le donne. Offrire dunque uno sguardo femminile nella scelta dei contenuti e nella modalità di trattazione delle notizie, dove spesso si annida, anche velatamente, la discriminazione. Questo e tanti altri gli obbiettivi dell’associazione sarda che ha già trovato una sede istituzionale a Cagliari nei locali dell’Assostampa e dell’Ordine dei giornalisti, grazie alla disponibilità dei presidenti Celestino Tabasso e Francesco Birocchi.

Nel frattempo, Giulia ha ottenuto un importante riconoscimento e diventa ente formatore: già in cantiere per i prossimi mesi dei corsi di formazione su temi specifici con la possibilità di accumulare crediti. La rete isolana lavorerà per modificare abiti culturali che creano pregiudizi e quindi disuguaglianze, dando un contributo per una società più giusta attraverso un’informazione realmente pluralista. Un punto di vista non sessista, rispettoso di entrambi i generi che comprenda tutte le voci. Decisi gli incarichi direttivi: presidente regionale è Susi Ronchi, già giornalista di Rai Sardegna, vice Roberta Celot, responsabile di Ansa Sardegna. Nell’Isola Giulia può contare sin da ora in un partner decisivo per la sfida che attende l’associazione: l’Università di Cagliari con il corso di laurea di Scienze della comunicazione e di Filosofia del linguaggio. L’attenzione alle tematiche di genere passa anche attraverso il riconoscimento delle professionalità di donne messe in ombra nella rappresentazione mediatica dagli uomini. Da qui l’idea di creare una sorta di ‘banca dati’ di esperte, voci autorevoli da intervistare su argomenti legati ad ambiti per lo più appannaggio maschile: scienza, tecnologia, economia. Non solo: spazio al teatro con l’idea di mettere in scena uno spettacolo ironico e dissacrante sul linguaggio stereotipato.

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