È morto Soffiantini: fu prigioniero dell’Anonima sarda per 237 giorni

È stato protagonista di uno dei sequestri più brutali degli anni Novanta messo in atto da una banda di rapitori sardi: Giuseppe Soffiantini, imprenditore tessile bresciano, è morto oggi all’età di 83 anni.

Era il 17 giugno del 1997, tra le 22.30 e le 23, quando Giuseppe Soffiantini, allora 62 anni, venne rapito dalla sua casa di Manerbio da una banda di criminali cappeggiata da Mario Moro, ex pastore di Ovodda, e caricato su una Fiat Croma guidata da Agostino Mastio di Galtellì. L’uomo venne poi consegnato ad altri due sardi, Giovanni Farina di Tempio e Attilio Cubeddu di Arzana, entrambi evasi dal carcere, che lo rinchiusero in diversi nascondigli in Toscana per 237 giorni. Furono sette mesi di terrore per i familiari di Soffiantini, che soffriva di gravi problemi di salute, interrotti da una prima lettera inviata il 27 giugno al parroco di Manerbio con una richiesta di denaro, ben 20 miliardi di lire, e l’invito perentorio ad aggirare la legge sul blocco dei beni.

Da quel momento la famiglia ricevette diversi messaggi dai rapitori: si scese poi a 10 miliardi con la minaccia di mutilare l’ostaggio o di lasciarlo morire. A Giuseppe Soffiantini vennero tagliati lembi di entrambe le orecchie, e la seconda volta un pezzo di cartilagine fu inviato agli studi del Tg 5 allora diretto da Enrico Mentana. In quell’occasione il giornalista si trovò a leggere in diretta la lettera firmata dallo stesso ostaggio: “Questo è il mio orecchio destro. Spero che lei abbia il coraggio di non smentire”.

Il sequestro venne seguito con attenzione da diversi reparti delle forze dell’ordine che cercarono di intercettare i criminali. Il 17 ottobre si registrò un tragico scontro a Riofreddo, in cui perde la vita l’ispettore dei Nocs Samuele Donatoni. Per questo omicidio era stato condannato all’ergastolo Attilio Cubeddu, oggi latitante, ma un recente processo di revisione ha portato alla sua assoluzione. Nella banda dei rapitori, oltre ai sardi, c’erano altri pregiudicati toscani e in seguito si scoprì il coinvolgimento del generale dei carabinieri Francesco Delfino che chiese al figlio di Soffiantini, Gerardo, un miliardo di lire per accelerare la liberazione del padre.

Giuseppe Soffiantini venne finalmente rilasciato il 9 febbraio 1998 dopo che la famiglia pagò un riscatto di cinque miliardi di lire.

Giovanni Farina fu poi arrestato in Australia. Soffiantini ha preteso la restituzione del denaro versato, ma non ha saputo confermare se l’uomo, poi condannato, sia davvero stato il suo carceriere. Attilio Cubeddu, condannato a 30 anni per il sequestro, risulta latitante dal 1997, ma si crede che sia stato ucciso dallo stesso Farina che non voleva dividere con lui i soldi del riscatto.

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