E.On e veleni, le intercettazioni choc: “Là sotto c’è un inferno”

“Là sotto c’è un inferno”. Così avrebbe detto uno degli indagati E.On al telefono, parlando della situazione ambientale nei pressi della centrale di Fiumesanto, dimostrando di essere pienamente consapevole del grave stato di inquinamento. Lo ha riferito il procuratore capo di Sassari Roberto Saieva, spiegando alla stampa che quando a fine 2014 i vertici di E.On denunciarono la situazione “dopo due anni di doloso silenzio”, i loro telefoni erano già da parecchio tempo prima sotto controllo. La realtà descritta nelle conversazioni telefoniche era poi stata confermata dai sopralluoghi della Guardia di Finanza che, hanno spiegato il comandante provinciale Francesco Tudisco e il pm Carlo Scalas, “aveva verificato la presenza dell’inquinamento durante di perquisizioni con prove cartacee e informatiche”. Le indagini hanno portato all’arresto di Mario Bertolino, direttore della centrale E.on di Fiume Santo, il vice direttore, Livio Russo, finito ai domiciliari, Salvatore Signoriello, amministratore delegato E.on produzione, Paolo Venerucci, direttore generale risorse umane e sviluppo territoriale E.on Italia, e Alessandro Muscas amministratore Litos srl, con interdizione per due mesi dalla rispettive cariche

“Le indagini proseguono ora – ha detto Saieva – per accertare ulteriori condotte di altre persone e verificare le reali dimensioni dell’inquinamento a Fiumesanto. Da verificare la natura di uno strato di circa 2 metri di ceneri bianche ritrovate nello stabilimento”. L’operazione della Finanza è collegata a un’indagine coordinata dal pm Paolo Piras sull’inquinamento atmosferico da polveri di carbone condotta dai carabinieri del Noe.

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