Duplice tentato omicidio a Orune, padre e figlio illesi. Ma è incubo faida

Sono Giampietro Chessa, 75 anni, e il figlio Ignazio, di 48, i due allevatori scampati all’agguato di questa mattina all’alba nelle campagne di Orune. Una famiglia già segnata dal sangue: Chessa infatti è il padre di Nicola e Serafino, 31 e 34 anni, uccisi il 5 febbraio del 2007 in un stradina di penetrazione agraria alla periferia di Nule (Sassari) mentre rientravano dall’ovile. Sul posto stanno lavorando i carabinieri della stazione di Orune, della compagnia di Bitti e del comando provinciale di Nuoro.

La dinamica
Una raffica di fucilate ha crivellato di colpi il fuoristrada su cui viaggiavano Giampietro Chessa, di 78 anni, e il figlio Ignazio, di 48, nelle campagne tra Orune e Nule. I due, rimasti miracolosamente illesi, sono riusciti a scappare sullo stesso veicolo e a trovare riparo nell’ovile di un parente. Da lì hanno dato l’allarme. Giampietro e Ignazio Chessa sono stati poi portati nella caserma dei carabinieri di Orune per essere interrogati, mentre i colleghi del Comando provinciale di Nuoro hanno raggiunto il luogo dell’agguato per un sopralluogo. Sul duplice tentato omicidio c’è l’ombra della faida che nel 2007 aveva già provocato due vittime nella famiglia Chessa.

Il parroco
Ed è proprio tra le maglie di questa faida, che da oltre cinquanta anni tiene sotto scacco il paese, che gli investigatori dell’Arma stanno indagando.”Da 50 anni la famiglia Chessa è vittima di uno Stato patrigno e una ‘zustiscia’ (giustizia, ndr) matrigna” ha detto don Giovanni Maria Chessa, parroco della cattedrale di Nuoro, cugino e zio di Giampietro e Ignazio Chessa, i due allevatori scampati all’alba all’agguato. Una famiglia piegata dal dolore quella dei Chessa: don Giovanni Maria, a sua volta, ha perso quattro fratelli nella faida che da mezzo secolo insanguina il paese.

Incubo faida
Col doppio agguato di oggi a Orune torna la paura: sul duplice tentato omicidio c’è l’ombra della faida. Nella mappa delle famiglie contrapposte, quella dei Chessa ha pagato il prezzo più feroce: quattro fratelli, cugini di Giampietro Chessa, e fratelli di don Giovanni Maria, parroco della Cattedrale di Nuoro, sono stati uccisi in diversi momenti
dalla fine degli anni ’60. Oggi per la prima volta, quando si è visto riaffacciare l’ombra della morte sulla sua famiglia, il prelato barbaricino ha appunto parlato. Nella maggior parte degli omicidi della faida di Orune la modalità dell’agguato è il muretto a secco, qualche volta la piazza o il bar; il movente rimane spesso sconosciuto e i colpevoli non vengono quasi mai assicurati alla giustizia. A raccontare questa lunga scia di sangue, che in mezzo secolo ha lasciato sul campo più di cento vittime, non ci sono dunque atti giudiziari. Un incubo che non finisce nonostante il trascorrere del tempo.

Sguardo al passato
Nel 2007, con il sacrificio di Nicola e Serafino, la famiglia Chessa sembrava aver versato le sue ultime lacrime. Scrivevano i giornali dell’epoca: “Hanno ucciso due giovani incensurati la cui unica colpa era probabilmente quella di appartenere a una famiglia nel mirino della faida”. Ma evidentemente non bastava ancora. A distanza di un decennio un altro agguato si è abbattuto su di loro: avrebbe potuto costare la vita ai due superstiti maschi dei Chessa, ma fortunatamente questa volta chi voleva colpire non ha centrato il bersaglio.

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