L’INTERVISTA. Don Mariani: “Sono i frutti di una società disgregata. Ma a Orune non c’è omertà”

Storico direttore dell’emittente nuorese Radio Barbagia, direttore della Caritas di Nuoro, Don Francesco Mariani, 61 anni, orunese, insegnante, sociologo, da sempre impegnato nella comunità barbaricina, dopo gli arresti dei presunti assassini di Gianluca Monni di Orune e Stefano Masala di Nule, accetta di parlare, e lo fa con amarezza, di questa terribile vicenda e del contesto in cui è avvenuta.

Don Mariani come si spiega degli omicidi così efferati?
Sono il segno di una società che è cambiata, ma che non è diventata moderna e che non ha neanche rescisso i legami con le “tradizioni” del passato.

Non si tratta quindi di crimini di ambienti isolati?
No, è frutto di una mentalità che sta permeando tutto il tessuto sociale, la mentalità del – tutto è lecito -. “Io posso, dunque lo faccio!” Tutti quanti dobbiamo farci un’esame di coscienza, e mettere i piedi per terra. Esiste per caso un giornale, una radio o un qualunque media che si sta rendendo conto di cosa oggi sta accadendo nelle nostre scuole? O ci accorgiamo delle scuole solo quando una maestra dà un ceffone ad un bambino? Ci rendiamo conto di quanto spaccio di droga esiste tra i nostri giovani? O di quanta prostituzione esiste?

Pensa quindi che siano stati veramente gli arrestati di stamattina a compiere gli omicidi?
Io sono un garantista. Sempre. Queste sono indagini, poi saranno i processi a dire cosa è, e cosa non è. Fare i processi sui giornali prima che si facciano nei tribunali non va mai bene.

Le procure hanno lamentato una scarsa collaborazione, specie da parte della comunità orunese, hanno parlato di “omertà paurosa”, le risulta?
No, non mi risulta per niente. Ad Orune, in special modo i ragazzi, hanno collaborato da subito. La non-collaborazione non c’entra nulla. Non diamo colpe o responsabilità a inefficienze di altri che potevano essere evitate.

In che senso?
Ricordiamo che gli inquirenti hanno avuto da subito la foto della macchina incriminata e le dichiarazioni immediate degli studenti presenti. Perchè invece non diciamo una cosa più semplice: perchè quella mattina ad Orune c’era un unico carabiniere? E perchè i carabinieri sono arrivati due ore dopo il misfatto? Tenendo conto che stiamo parlando di una caserma dei carabinieri che non sapeva che qualche mese prima era avvenuta una rissa, con tutte le implicazioni che conosciamo. Insomma una caserma che non sa queste cose, cosa ci sta a fare?

Quindi “l’omertà” non ha rallentato le indagini?
La scorsa settimana ad Orune c’è stata una grande manifestazione in ricordo di Gianluca Monni, secondo lei erano tutti delle comparse, degli attori, persone finte, gente che quello che ha visto non lo ha detto? Non possiamo dire o scrivere che questi ragazzi sono omertosi. Il problema è questo: le indagini le deve fare chi le deve fare. Perchè se le facesse la comunità non ci sarebbe bisogno di polizia, di carabinieri, e di tutte le altre forze armate che abbiamo per risolverle.

Ma rispetto ai crimini quindi qual è il nodo della questione?
Il nodo è chiederci quali famiglie abbiamo. Quali sono i valori che proponiamo. Che rapporto abbiamo con i nostri figli. Di fronte a famiglie che hanno molte difficoltà, che sono frantumate, liquide come dice Bauman, ci sono figli reali non liquidi. E a questi figli alla fin fine cosa gli stiamo mettendo in testa? Sono ragazzini a cui abbiamo messo in mano la Ferrari, è chiaro che un ragazzino la Ferrari non la può usare. Dobbiamo darci una regolata.

Cosa auspica per il futuro?
Che la gente si voglia bene. E che questo Stato ci aiuti a volerci bene. Lo può fare in duemila modi. Aiutando le famiglie, ma soprattutto essendo vigile nelle scuole, e che il problema delle scuole non sia rubricato ad un mero problema di edilizia scolastica. Che nei paesi interni ci sia un raccordo tra scuola e territorio e paese. Smettendola con le duemila fesserie che talvolta facciamo. Stiamo parlando di una generazione di giovani, genitori e figli, che non eredita il meglio della modernità ma neanche il meglio del passato.

Ornella Demuru

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