DIARIO. Carola Farci saluta gli Sahrawi: “Il viaggio è finito, ne comincia un altro”

Carola Farci, cagliaritana 28enne, è partita sabato per un progetto di volontariato con il popolo Sahrawi, che da quarant’anni vive esule nel deserto dell’Algeria a causa di contrasti con il Marocco. La giovane, insieme al gruppo dell’associazione Looking4, dopo un lungo viaggio in aereo da Cagliari verso Tindouf ha raggiunto in campo di Auserd, nel mezzo di un deserto arido e inospitale. L’ultima parte del percorso il gruppo è stato scortato dall’esercito algerino e poi da quello della RASD, Repubblica Araba Saharawi Democratica. Dopo le prime puntate del diario (qui il viaggio e l’arrivo, qui il secondo e terzo giorno nel deserto, qui il quarto e il quinto) ecco in esclusiva per SardiniaPost l’ultimo racconto. 

E così siamo giunti all’ultima giornata e all’ultima cronaca di questo breve ma intensissimo viaggio.

La mattinata di venerdì è trascorsa facendo la spesa per alcune famiglie che ne avevano bisogno. Acquistare prodotti direttamente nei campi saharawi aiuta lo sviluppo locale, e ci pare, dunque, doppiamente utile. Ovviamente non è possibile farlo sempre, perché molte cose – medicine, vestiti, etc. – nei campi son di difficile reperimento. Ci accontentiamo, dunque, di comprare cibo e prodotti per la pulizia, che distribuiamo nei vari nuclei familiari, con particolare riguardo per quelli con bambini piccoli o persone malate. Poi torniamo a casa, e qui rimaniamo tutto il pomeriggio per mettere in ordine e preparare gli zaini.

In realtà a inizio pomeriggio gli zaini sono vuoti. All’andata, infatti, la quasi totalità dello spazio era occupata dai materiali che abbiamo distribuito nei campi; e, dei pochi vestiti che ci siamo portati con noi, decidiamo di lasciarne una buona parte là, dove quella maglietta che in città mettiamo due volte all’anno sarà certamente più utile. Cosicché i bagagli vengono fatti in una manciata di minuti, e ci prepariamo a riportarli in Italia leggeri come piume.

Poi, però, ad un certo punto, succede qualcosa.

Iniziano ad arrivare persone, un lungo pellegrinaggio verso la nostra casa: tutti coloro a cui abbiamo dato una mano in questi giorni vengono a salutarci e … a farci un piccolo dono! È un gesto incredibile: questa gente non ha niente, eppure non ci lascia partire a mani vuote; un regalino, anche se piccolo, ce lo vogliono fare tutti. E così, gli zaini, in un attimo, sono di nuovo pieni e davvero non si può restare impassibili di fronte a dei cuori così immensi.
La giornata si conclude con la famiglia che ci ha ospitati, la nostra famiglia saharawi dalle sue mille lingue e infiniti sorrisi e silenzi, che non potremo mai dimenticare. E quando, intorno alle 23, arriva la jeep del Protocollo, per riportarci, sempre scortati, sino all’aereoporto di Tindouf, non riusciamo proprio a salirci su quella macchina: sono lacrime, abbracci, di nuovo lacrime, di nuovo abbracci.

Le portiere della jeep si chiudono e io guardo nuovamente quel cielo stellato che tanto mi aveva incantato una settimana fa, una settimana che sembra un anno o una vita. E per quanto quel cielo sia bello, incantevole, meraviglioso, unico, non è la cosa migliore che si trova in quel deserto. I motori si accendono, e facciamo in tempo ad assistere all’ultimo miracolo: piove. Il deserto sceglie così di accompagnare le nostre lacrime sino all’aeroporto.

Ora sono seduta all’aeroporto di Algeri, dopo una notte passata in viaggio, dove alla commozione e alla tristezza si è sommata la stanchezza. A fine mattinata arriverò a Roma, a metà pomeriggio a Cagliari.

Questo viaggio è finito, ma ora ne comincia un altro.

La storia dei Saharawi è notissima nella provincia di Pisa in cui Looking4 opera. Non altrettanto in Sardegna. Il viaggio che inizia ora è quello del lungo termine, quello in cui nascerà Looking4 Sardegna, con dei progetti ad hoc da parte dell’isola per il popolo del deserto. Per quanto quello di Auserd sia un mondo infinitamente lontano, ci sono aspetti in comune con la nostra bellissima terra: abituati a centellinarla, noi sardi sappiamo bene quale importanza abbia l’acqua nella vita di ogni essere vivente; così come nella nostra tradizione è chiaro il valore di una pecora, che vuol dire latte, lana, carne. Da qui vogliamo cominciare un nuovo percorso insieme a tutti voi, lettori di Sardinia Post. Che coinvolga chiunque voglia dare una mano, a qualunque livello: con una donazione, con un’idea, o, perché no?, partecipando al viaggio del prossimo anno.

Per chi volesse maggiori informazioni in merito, consulti la pagina Facebook di Looking4 o il sito web, in cui, a breve, comparirà la voce “Looking4 Sardegna”, con tutti i nuovi progetti da realizzare nei prossimi mesi. Fare qualcosa di concreto, anche se piccolo, è importante, e possiamo farlo tutti. Non lasciamo spegnere la voce di questo popolo dimenticato nel mezzo del Sahara.

Grazie a tutti per la vostra attenzione e il vostro affetto, che abbiamo ben percepito anche da laggiù. Grazie a Sardinia Post e a Francesca Mulas per averci messo a disposizione questo spazio di testimonianza.

Il viaggio è finito, il viaggio sta per cominciare.

Carola Farci

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