Battute finali per il processo sulla “darsena dei veleni” che vede otto manager Eni accusati di disastro ambientale e deturpamento delle bellezze naturali per i veleni di Porto Torres. Il pm Emanuela Greco ha, infatti, chiesto la condanna a tre anni per Alberto Chiarini (Rappresentante legale Sindyal spa), Francesco Papate (Responsabile gestione siti da bonificare), Oscar Cappellazzo, Antonio Saggese, Francesco Leone (responsabili del sistema di trattamento dell’acqua di falda).
Discorso opposto per i dirigenti dell’ex Polimeri Europa Daniele Ferrari, Paolo Zuccarini e Daniele Roncati è stata presentata la richiesta di assoluzione. In questo caso, l’accusa non ha potuto stabilire con certezza le responsabilità penali dei tre dirigenti.
La parola passerà alla difesa già dall’inizio della prossima settimana. Mentre è attesa per mercoledì la lettura del dispositivo di assoluzione o condanna da parte del giudice. Nutrita la schiera degli enti e delle associazioni ammesse come parti civili, che interverranno già domani: si va dal comune di Porto Torres ai comitati No chimica verde – No inceneritore”, “Tuteliamo il Golfo dell’Asinara”, l’Associazione protezione animali, natura e ambiente, la Lega anticaccia. Contro i vertici Syndial si sono costituiti parte civile anche il ministero dell’Ambiente e l’assessorato regionale dell’Ambiente.
Si avvia, dunque, verso la conclusione il dibattimento iniziato nel giugno del 2015, quando il pm Paolo Piras ha ottenuto il rinvio a giudizio degli otto dirigenti per non aver adottato le opportune cautele e aver cagionato un disastro ambientale per lo sversamento in mare di sostanze inquinanti. Ad aver ‘fatto acqua’ è la barriera idraulica sistemata da Syndial nell’ambito delle operazioni di bonifica dell’Area A dell’ex petrolchimico. In pratica, per l’accusa gli interventi di risanamento ambientale non avrebbero funzionato e dalla barriera idraulica costituita da pozzi di emungimento collegati a sistemi di trattamento delle acque e dispositivi per misurare il gradiente di diffusione dell’inquinamento, sarebbero continuati a fuoriuscire inquinanti. Tesi, questa, respinta dalla difesa.
Per avere un’idea dei livelli d’inquinamento della falda, basta riportare i dati notificati dalla stessa Syndial: “Arsenico 50 volte il limite, mercurio 10 volte il limite, benzene 139.000 volte il limite, etilbenzene 100 volte il limite, toluene 4.900 volte il limite, cloruro di vinile monomero 542.000 volte il limite, dicloroetano 28.000.000 di volte il limite, dicloroetilene 9.980 volte il limite, tricloroetilene”. E la lista sarebbe ancora lunga.
Piero Loi
@piero_loi