“In Sardegna si parla sardo”. Un milione alle tv per lo spot-choc

Negli ultimi giorni tre spot in limba (ma con sottotitoli in italiano, non si sa mai) stanno monopolizzando i blocchi pubblicitari per ricordare ai sardi – coi loro soldi – quali lingue si parlano nell’Isola.

I sardi non saranno pocos, locos y malunidos, come vorrebbe una falsa attribuzione a Carlo V, ma abbengados probabilmente sì. Ovvero distratti. Talmente distratti che la Regione è subito corsa ai ripari e s’è inventata una massiccia campagna promozionale per ricordare ai contribuenti – coi loro soldi – che in Sardegna si parla nientemeno che il sardo. Costo totale dell’operazione: un milione e 50mila euro, finiti nelle casse delle tv private isolane per la messa in onda di tre spot in limba – ma con sottotitoli in italiano, non si sa mai – che stanno letteralmente monopolizzando i blocchi pubblicitari. Si avvistano persino alle 3 del mattino, con orde di sonnambuli che nel cuore della notte tornano a su connotu e riscoprono il sardo. Nonostante la speaker.

L’idea spunta a fine luglio in un allegato (leggi) alla  delibera di giunta 31/3 (leggi). Obiettivo dichiarato: promuovere e “rivitalizzare” la limba. Nel documento si legge che 50mila euro saranno destinati “alla realizzazione degli spot promozionali” mentre il restante milione coprirà i costi della messa in onda nelle tv regionali. Alla fine i 50mila euro sono rimasti (per un po’) nelle casse della Regione: i filmati li ha realizzati (gratuitamente) Videolina. Se il progetto stia rivitalizzando la limba non si sa. Di certo, almeno sulla carta, ha rinvigorito le casse spesso disastrate delle emittenti locali. Che questo poi si riverberi sulle buste paga dei dipendenti è un altro discorso.

I denari sono stati assegnati secondo le indicazioni della giunta e le valutazioni del Comitato regionale per le Comunicazioni, che ha stilato una classifica delle tv private (guarda) partendo da fatturato e dipendenti. Mancano i dati d’ascolto. Videolina ha incassato 308.987 euro, Sardegna Uno segue a ruota con 184.703 euro mentre 5Stelle ha ottenuto 119.312 euro. La campagna è approdata anche su Nova Tv (87.763 euro), Tcs (71.007 euro), Telesardegna (53.665), Infochannel (37.226), TeleTirreno (34.144), Telegi Sassari (29.663) fino alle tv iper-locali come Gallura channel (24.243), Canale 40 (20.856), Catalan tv (17.271) e infine, con 14.060 euro ciascuna, Tele golfo Olbia, Radio Tele Gallura e TeleSassari.

L’investimento è mastodontico, la campagna martellante. Nelle lettere d’incarico inviate dalla Regione alle emittenti, la durata della promozione non viene specificata, né viene indicata la fascia oraria in cui lo spot deve essere mandato in onda. C’è un’unica prescrizione: i filmati devono essere programmati almeno venti volte al giorno. Ciò significa che a fronte dei 308mila euro incassati e secondo gli attuali prezzi di mercato, Videolina ad esempio dovrebbe trasmettere il promo almeno 3.700 volte. Ciò significa che sull’emittente di Sergio Zuncheddu la campagna potrebbe durare almeno sei mesi. Il che, per ricordare ai sardi che nell’Isola le lingue ufficiali sono due, pare un pochino troppo.

Il fatto è che la Regione ha impostato tutto il ‘progetto’ – per così dire – al contrario: anziché pianificare la durata della campagna e impostare un budget adeguato, si è partiti dal milione messo a disposizione dalla giunta per poi distribuire a pioggia i denari, senza ragionare sull’utilità e sull’incisività della campagna stessa. Come se il fine ultimo fosse esclusivamente quello di foraggiare le casse delle emittenti televisive private. Eppure, per contrappasso, la poderosa iniezione di fondi pubblici garantita dalla Regione ai bilanci delle tv isolane non ha certo contribuito a salvaguardare occupazione e stipendi. Di più: in alcuni casi la situazione è peggiorata. E in questo senso la vicenda di Sardegna Uno è rivelatrice (leggi)negli ultimi anni ha ricevuto dalla Regione oltre due milioni di euro ma i soldi per pagare gli stipendi (già decurtati) non si trovano. Da cinque mesi. 

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

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