Da Montecarlo a La Maddalena: arrestato 73enne per riciclaggio denaro

È Francesco Grassia, imprenditore casertano di 73 anni, considerato vicino alla cosca camorristica dei Zagaria, l’uomo arrestato a La Maddalena dalla Digos di Sassari con la collaborazione del commissariato di Porto Cervo in esecuzione di un mandato di cattura internazionale spiccato dalle autorità del Principato di Monaco per una condanna a tre anni di reclusione per riciclaggio di denaro. Grazie all’intensa attività di prevenzione condotta sotto il coordinamento in prima linea della dirigente Cristina Rapetti in coincidenza delle vacanze maddalenine del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel pomeriggio del 14 agosto è scattato l’allarme relativo alla presenza di Grassia in un albergo dell’isola, nell’estremità nordorientale della Sardegna.

Dal momento in cui è giunta la segnalazione dell’Interpol a quello della conferma dal Principato circa l’attualità del mandato di cattura, gli uomini della Digos e del commissariato della Costa Smeralda hanno presidiato la struttura ricettiva. Una notte intera per evitare che Grassia si potesse muovere da lì e per mettere a punto il blitz, poi l’irruzione e l’arresto. Al momento dell’arresto aveva con se novemila euro in contanti.

Nel settembre del 2016 era diventato effettivo il sequestro di beni e società per 11 milioni di euro nei confronti dell’imprenditore attivo nell’edilizia, che nel giugno del 2000 fu arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso insieme ad elementi di spicco del clan dei Casalesi, come Vincenzo Zagaria, Francesco Biondino e Dario De Simone. Nel 2005 il sequestro dei beni che da due anni sono definitivamente nelle proprietà dello stato. Le indagini, anche con contributi di diversi pentiti, lo hanno sempre indicato come elemento organico alla cosca, gruppo Zagaria, che aveva il compito di fornire appoggio logistico agli affiliati, di nascondere armi, di riscuotere i proventi delle estorsioni e di reinvestirli in attività per conto del clan. Grassia è stato catturato in Sardegna proprio perché condannato per aver “pulito” del denaro attraverso il casinò del Principato.

 

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