Cotti contro l’Ad della Rwm: “Siamo di fronte al classico ricatto occupazionale”

Si accendono i riflettori, e le polemiche, sulla Rwm Italia Spa, da tempo alla ribalta delle cronaca per le bombe esportate in Arabia Saudita. Alla lunga intervista all’ad Fabio Sgarzi apparsa sabato su L’Unione Sarda risponde il senatore M5s Roberto Cotti. Sgarzi, che scarta l’ipotesi della riconversione degli impianti attivi a Domusnovas, afferma che le attività della Rwm rispettano la normativa sulle esportazioni degli armamenti, chiede tempi certi per l’approvazione del progetto ‘Campo Prove’ presentato alla Regione e smentisce le notizie relative alla chiusura dello stabilimento sardo circolate negli ultimi giorni. Questi i passaggi salienti delle sue dichiarazioni.

Per Cotti, invece, il percorso legato alla riconversione della fabbrica delle bombe è del tutto percorribile. “Basti pensare al caso della Valsella, azienda produttrice di mine, riconvertita al civile”.

“È la stessa legge sul commercio degli armamenti, la 185/90, a indicare nel governo il soggetto capace di assecondare la riconversione a fini civili delle industrie della difesa”, aggiunge il senatore. E, a proposito degli occupati precisa: “I dati dell’ultimo bilancio della società parlano di 83 dipendenti a Domusnovas e 69 a Ghedi, dove la Rwm ha sede legale”.

Il fact-checking di Cotti è ancora lungo: “Sebbene il governo si sia più volte pronunciato dichiarando la regolarità delle autorizzazioni all’export, non è vero che lo stesso abbia fatto il Parlamento (tirato in ballo proprio dall’ad nel corso dell’intervista, ndr.)”.

Il senatore del M5s contesta il secco “no” dall’ad Rwm Italia in merito alle violazioni delle leggi europee con le esportazioni in Arabia Saudita. Cotti ricorda le quattro risoluzioni con cui il Parlamento Europeo si è detto contrario alle esportazioni di armi verso l’Arabia saudita. “Tali trasferimenti – ha precisato a più riprese Strasburgo – violano la posizione comune 2008/944/PESC, pertanto occorre bloccare le forniture, attivando un embargo sulla vendita di armi ai sauditi”. Bisogna, in ogni caso, aggiungere che le quattro risoluzioni non sono state recepite dal Consiglio Europeo, vale a dire l’assemblea dei capi di governo dei 28 paesi europei che stabilisce la linea politica, anche in materia di armamenti, dell’Unione Europea.

Intanto, dopo l’inchiesta del New York Times dello scorso 29 dicembre, anche il primo canale della televisione pubblica tedesca ARD dedicherà un servizio alla Rwm Italia. La messa in onda è prevista per lunedì 15 gennaio alle 22.45. “Gli autori del reportage Philipp Grüll e Karl Hoffmann – quest’ultimo aveva già firmato nel marzo del 2016 un’inchiesta sulla fabbrica bombe di Domusnovas – spiegano come le norme sulle esportazioni di armi tedesche siano tra le più severe al mondo, però solo sulla carta. Questo perché allo stesso tempo bombe di un’azienda italiana (facente capo ad un gruppo tedesco: Rheinmetall) cadono nello Yemen, dove si verifica il peggior disastro umanitario del nostro tempo”, anticipa Cotti.

“E anche perché le aziende tedesche, così facendo, hanno sviluppato una padronanza nell’escludere gli standard di approvazione tedeschi, molto restrittivi, restando però coinvolte in società di paesi in cui le stesse leggi non si applicano, come ad esempio l’Italia. Così l’industria tedesca delle armi si è attrezzata per rimanere sempre in attività, il lavoro sporco viene fatto altrove”, aggiunge Cotti. Prendendo spunto dal caso sardo, l’inchiesta di Hoffmann e Grull tenterà di far luce anche sulle attività svolta da un’altra società, la Rheinmetall Denel Munitions, joint venture tra il colosso degli armamenti tedesco e la sudafricana Denel attiva nella costruzione di fabbriche per armamenti.

 

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