Contributi sulle disabilità in ritardo da cinque mesi, genitori in protesta

Non c’è traccia da cinque mesi a questa parte dei sussidi economici a favore delle persone con disturbo mentale previsti dalla legge regionale 20/97, erogati dal Comune di residenza a partire dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda.

Per questo motivo un gruppo di mamme di Capoterra con bambini affetti soprattutto da autismo ha iniziato una battaglia per avere quel sussidio che serviva proprio per le terapie, spesso molto onerose, dei loro figli. “La terapia di mio figlio costa cinquecento euro al mese, sto continuando a pagarla con grandi difficoltà e ho dovuto rinunciare a mandare l’altro mio figlio all’asilo nido perché non sarei riuscita a sostenere la spesa”, ha raccontato Antonella Floris, mamma di un bambino di due anni e mezzo. La disabilità costa, e le famiglie diventano sempre più povere e più stanche. Madri che rinunciano al lavoro e a tutte quelle spese che possono gravare sul bilancio economico familiare per poter ricorrere alle terapie quando il sistema sanitario pubblico non funziona o non è sufficiente. “Non posso avere i contributi previsti dalla legge 162 perché i bandi sono bloccati – ha continuato a protestare Antonella Floris – non posso usufruire di alcune agevolazioni previste dalla legge 104 perché dall’Inps mi riferiscono che essendo mio marito un libero professionista probabilmente non è possibile, e da cinque mesi non arrivano neanche i sussidi della legge 20. È inaccettabile, ci sentiamo umiliate e tradite”.

E se mentre Antonella, pur con grandi difficoltà, riesce ancora a sostenere la spesa, c’è chi ha dovuto sospendere la terapia comportamentale del suo bambino. “La diagnosi di mio figlio è arrivata nel mese di aprile 2015, ha tre anni e una forma molto grave di autismo che prevede un’assistenza continua, eppure non sono ancora riuscita ad accedere alla legge 162 – racconta Marianna Sica mentre nel frattempo gioca con suo figlio – non mi vergogno di dire che per pagare la terapia sono arrivata anche a non pagare l’affitto, non posso lavorare perché il mio bambino richiede tante cure, ora però non ce la faccio più, a malincuore non potrò più portarlo a fare la terapia multisistemica (tma) in acqua che costa quaranta euro per quarantacinque minuti di seduta una volta alla settimana, viaggio in pullman da Capoterra quattro volte al giorno con lui e gli faccio seguire anche la terapia al Brotzu (aba). Purtroppo bastano anche solo due giorni di assenza e i nostri figli iniziano a regredire”. E con le lacrime agli occhi spiega quali sono, nello specifico, gli effetti della sospensione della terapia: “Ogni giorno saltato è una reazione catena per mio figlio, non dorme, manifesta fenomeni di autolesioni, scappa di casa, si arrampica, non parla”.

Tatjana Kenina è un’altra mamma che ha dovuto rinunciare a un posto di lavoro per seguire suo figlio: “Il mio bambino ha dieci anni, ho fatto diversi colloqui di lavoro ma appena le persone sentono che ho un figlio affetto da autismo si spaventano. Tutti i rimborsi arrivano in ritardo, anticipiamo tutti i soldi, ho dovuto sospendere l’ippoterapia e lasciare solo la piscina. Senza i contributi della legge 20 non sappiamo come andare avanti, l’unica cosa che ci aiuta è la terapia comportamentale, ci spetta e dobbiamo averla, la Regione ha il compito di tutelarla e non l’ha fatto”.

Sono 157 le persone nel comune di Capoterra che usufruiscono della legge 20, ma a quanto pare nessun comune sardo sta ricevendo i soldi previsti; una quindicina di mamme ha così deciso di battagliare anche sui social network e per questo è nata una pagina FacebookIo non posso aspettare‘ che conta quasi trecento partecipanti e viene aggiornata continuamente per chi ha bisogno di avere notizie circa l’erogazione dei contributi. Di fatto non è chiaro alle famiglie se la legge sia stata modificata e se la Regione abbia stabilito nuovi criteri di assegnazione, perché fino a questo momento sembra che siano stati erogati contributi a pioggia. Infatti diverse famiglie, purtroppo, utilizzano i sussidi regionali per coprire alcune spese che vanno ben aldilà della terapia del loro parente. “È giusto rivedere i criteri ma  avrebbero potuto far partire le modifiche da gennaio – si lamenta Tatjana Kenina – è umiliante sentir dire che rubiamo i soldi e mangiamo con quei soldi, noi utilizziamo i soldi in modo giusto. Non ci sono stati criteri e sono stati dati contributi a pioggia e mio figlio non deve pagare per gli errori degli altri; si potrebbe chiedere la rendicontazione, ma quando alla fine del 2010 ho chiamato l’assistente sociale per chiederle se potevo portare le fatture relative alla terapia, mi sono sentita rispondere che non c’era bisogno”.

GUARDA LE INTERVISTE

Se prima i Comuni riuscivano ad anticipare i soldi attingendo dal bilancio, ora le casse comunali sono in rosso. “Dal Comune ci hanno riferito che il loro compito è solo erogare i soldi, e se questi non sono disponibili gli uffici comunali non sono in grado di anticipare le mensilità”, ha detto Antonella Floris.

Dagli uffici dell’assessorato regionale alla Sanità hanno riferito che: “I ritardi sono dovuti alla legge finanziaria che è stata pubblicata a metà aprile e non c’erano risorse. Si sta ripensando la legge e i fondi sono già stati sbloccati”. Ma le mamme di Capoterra non si danno per vinte, per questo si sono già rivolte a un avvocato e venerdì 6 maggio, a partire dalle 9, si ritroveranno sotto il Consiglio Regionale per manifestare contro i numerosi ritardi. “Il nostro legale ha mandato una diffida sia alla Regione che al Comune che all’assessorato alla Sanità – precisa Antonella Floris – ci sentiamo tradite e abbandonate, abbiamo iniziato con un volantinaggio al Brotzu e in tutti i posti frequentati dai nostri figli e venerdì ci ritroveremo sotto il Consiglio Regionale”.

Monica Magro

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share