Condoni facili, al setaccio centinaia di pratiche. E il caso arriva in Procura

Poche righe che hanno creato un finimondo. Questo è accaduto dopo la pubblicazione del documento riservato che il direttore del Servizio tutela paesaggistica della Regione ha firmato nel luglio dello scorso anno. In prosa: “Pare che ci siamo discostati dalle norme nazionali”. In pratica: “Abbiamo condonato e sanato senza colpo ferire migliaia e migliaia di metri cubi di cemento, senza rispettare la legge”. E ora l’assessorato all’Urbanistica si trova a gestire un decennio di pratiche potenzialmente illegittime. Con una missione: passare al setaccio i documenti. Come finirà? Difficile dirlo, vista la situazione. D’altronde i casi eclatanti non mancano, a cominciare dal petrolchimico Eni di Sarroch. 

In sostanza, il direttore del servizio Alessandro Pusceddu ha ammesso che i suoi uffici hanno sanato migliaia di metri cubi di cemento che non potevano essere sanati. Per di più, si parla di cemento colato in zone vincolate. Capita, se è vero come è vero che la Regione ha benevolmente ‘regalato’ il nullaosta anche agli abusi sulla costa, e l’ha fatto appunto per almeno un decennio senza peraltro consultare la Sovrintendenza ai Beni culturali e paesaggistici, il cui parere è vincolante. Tradotto: sulla carta, in Sardegna ci sono migliaia e migliaia di metri cubi abusivi. Tradotto ancor più fedelmente: ruspe ‘senza se e senza ma’.

Problema: chi ha pagato per sanare un abuso che di norma non poteva essere condonato, che deve fare? E in parallelo c’è il rischio che il ‘povero Cristo’ che ha chiuso una veranda nella villetta al mare, si ritrovi al pari dell’albergatore che grazie alle interpretazioni un po’ lasche della legge ha visto tutto condonato con poche centinaia di euro?

L’assessore regionale all’Urbanistica Cristiano Erriu non commenta, ma da fonti vicine all’esponente della giunta Pigliaru trapela un dato molto semplice: la Regione si trova con la classica ‘patata bollente’ in mano. E ora si arrovella in cerca di una soluzione. Mandare le ruspe non è pensabile, semplicemente perché verrebbe giù mezza Sardegna, confermano fonti della Regione. Sta di fatto che Erriu è ben conscio del problema e, in accordo con gli uffici, sta cercando una non facile soluzione. Come sedersi attorno ad un tavolo dopo aver passato, con pazienza e accortezza, ogni pratica al vaglio di uno speciale pool di esperti.

Si tratterà cioè di stabilire, con un faccia a faccia tra assessorato regionale, uffici della Tutela del paesaggio e amministrazioni comunali, chi in effetti ha commesso un abuso sanabile – quindi ‘minore’ – e chi invece ha beneficiato del condono un po’ troppo benevolmente grazie alle varie interpretazioni normative che si sono succedute negli anni. E pure dopo.

Nel frattempo, l’associazione ambientalista Gruppo di intervento giuridico ha pensato bene di informare la Procura della Repubblica.

P. S. 

 

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