Che schifo le larve di ape. Ma su casu marzu?

‘Orgoglio’ sardo, si fa per dire, tra i quattordici cibi al mondo più disgustosi. Un anno fa il quotidiano Libero ha pubblicato una photogallery dei peggiori alimenti che si possono trovare in giro per il pianeta. “Almeno per i nostri gusti italiani”, specifica il quotidiano. E accanto agli occhi di tonno e ai biscotti di vespe che si trovano nei supermercati giapponesi, al cervello in umido servito in India, al gelato americano al sapore di dentifricio e arancia figura tra le immagini una forma di casu marzu con le sue tipiche larvette.

Mentre noi inorridiamo per formiche e insetti che in altri paesi si consumano regolarmente a tavola e che forse presto arriveranno anche in Europa, Libero considera il nostro casu marzu “disgustoso”, suscitando l’indignazione di molti di noi che lo apprezzano. E lo include per la stessa ragione che davanti ai piatti esotici a base di formiche ci fa inorridire: anche nel casu marzu, in effetti, ci sono degli animaletti. Piccoli vermi. Vivi, per giunta. Solo che sono, diciamo, ‘vermi di casa’, vermi ‘nostri’. Non ci fanno schifo (o meglio: non fanno lo schifo generalizzato che farebbero se non fossero ‘nostri) . Anzi, il fatto di arrivare a mangiare su casu marzu è in certe famiglie una sorta di rito iniziatico, il passaggio dall’alimentazione per bambini a quella da adulti. Questo dimostra, se ce n’era bisogno, che i nostri gusti alimentari sono legati alle abitudini, alla cultura.

Quello che ci infastidisce nei piatti di Paesi lontani, lo accettiamo tranquillamente quando è prodotto da noi. Alcune cose ci appaiono disgustose solo perché sono ‘straniere’. Anche se sono come le nostre o, a volte, un po’ meglio. Le api tostate, almeno, non si muovono.

Ecco, val la pena di rifletterci. Perché questo stesso criterio lo applichiamo spesso anche alle persone. C’è chi trova insopportabile che degli stranieri pretendano di avere, quando giungono da noi, gli stessi diritti di noi cittadini italiani. Eppure questa ricetta è inclusa da tempo in un libro di ‘ricette sociali’ – si chiama Costituzione – che è ben più importante del Tesoretto della cucina italiana.

(Immagine da www.agugliastra.it)

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