Cassa integrazione al galoppo in Sardegna. Ma le risorse sono insufficienti

La Sardegna è al secondo posto tra le regioni italiane per l’aumento delle ore di cassa integrazione straordinaria: +99,04 per cento quelle richieste e autorizzate (la prima è il Trentino con +180,45 per cento). A giugno 2012 le ore di cigs erano infatti 3 milioni 59 mila 882 mentre nel 2013 sono salite a 6 milioni 90 mila 401. Sono i dati aggiornati a giugno dell’Osservatorio della Cgil nazionale che evidenzia una situazione di grave emergenza legata al processo di deindustrializzazione. Edilizia, metallurgia, meccanica e trasformazioni minerali sono i comparti più colpiti in Sardegna.

“Dopo le numerose mobilitazioni dei lavoratori, finalmente il Consiglio regionale dà il via libera alle risorse per gli ammortizzatori in deroga: è un fatto positivo”, commenta la segretaria regionale Marinora Di Biase aggiungendo, però, che “resta urgente disegnare nuove politiche per il reinserimento di migliaia di lavoratori ai quali è necessario restituire una prospettiva”. Il sindacato sottolinea che queste risorse non saranno comunque sufficienti a coprire le numerose domande e auspica che venga rispettato l’impegno di reperire altri 45 milioni, così come promesso dai capigruppo nel confronto del 17 luglio scorso. Nel frattempo, nonostante i dati allarmanti sulla povertà – confermati dalla richiesta di aiuto da parte della Caritas – la Regione, denuncia la Cgil, ha tagliato i trenta milioni del Fondo istituito ad hoc per contrastare il fenomeno. “E’ inaccettabile – tuona Marinora Di Biase – che si sottraggano risorse alle fasce più deboli in un momento di emergenza sociale come questo, chi governa deve responsabilmente ripristinare il Fondo cancellato”. Fra le priorità del sindacato, anche la vertenza Cesil e Csl. “Auspichiamo che la norma approvata oggi dal Consiglio – sottolinea la dirigente sindacale – sblocchi definitivamente la stabilizzazione dei lavoratori, un primo passo importante in attesa della riforma dei Servizi per l’impiego”.

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