Caritas, ecco i nuovi poveri: sono quarantenni fragili e poco istruiti

Persone fragili, poco istruite, che si fanno portatrici di un grave disagio sociale; non chiedono solo aiuto per trovare una casa o un lavoro ma hanno bisogno anche dei beni essenziali. Ecco la nuova povertà come emerge dai dati raccolti dalla Caritas Sardegna: il ‘Report su povertà ed esclusione sociale‘ degli ultimi due anni nell’Isola è stato presentato questa mattina a Cagliari, nella sala consiliare del Comune, con un incontro a cui hanno partecipato don Marco Lai, direttore della Caritas cittadina, Raffaele Callia, suo omologo di Iglesias, l’assessore comunale alle politiche sociali Luigi Minerba, Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e Giovanni Paolo Zedda, vescovo delegato della Conferenza Episcopale Sarda.
I dati sulla povertà sono stati raccolti anche sulla base degli ultimi numeri forniti dall’Istat. “Ma con una differenza sostanziale – ha sottolineato Callia, che è anche responsabile del Servizio Studi e Ricerche della Caritas regionale – per noi povertà non è solo quella economica ma anche quella delle relazioni sociali o dell’istruzione”.

Le informazioni raccolte nei centri d’ascolto Caritas distributi in 32 comuni sardi raccontano di una nuova povertà che non è fatta solo di persone senza reddito ma anche di ‘poveri inattesi’: famiglie in difficoltà per situazioni di lavoro precario e flessibile, pensionati, donne e uomini separati con problemi familiari, impiegati del ceto medio, persino commercianti e piccoli imprenditori. Un disagio espresso dalle 6882 persone che nel 2014 si sono rivolte ai centri d’ascolto delle Caritas distribuite tra le diocesi di Ales- Terralba, Alghero-Bosa, Cagliari, Iglesias, Nuoro, Oristano, Sassari, Tempio-Ampurias. Mancano per ora i numeri da Lanusei, non ancora nella rete dei centri d’ascolto regionali.

Quasi settemila dunque i poveri che hanno chiesto un sostegno agli operatori dei Centri: un dato quasi triplicato rispetto a otto anni fa quando la crisi economica ha iniziato a farsi sentire anche nell’Isola.
La prima novità che salta agli occhi rispetto agli anni passati è che le persone che chiedono aiuto non sono più, o almeno non solo, le donne. Se fino al 2013 la percentuale di richieste venivano dal mondo femminile, oggi pare che anche gli uomini si facciano portavoce del disagio familiare.

Crescono inoltre le coppie separate e spesso sono gli uomini a chiedere aiuto perché in difficoltà. L’età media delle persone che si rivolgono alla Caritas si aggira intorno ai 46 anni: sono i quarantenni quelli che manifestano più problemi, soprattutto legati al mondo lavorativo, a situazioni familiari difficili, al precariato.

La maggior parte di loro, ben il 67%, vive ancora con i propri familiari o parenti: un altro indice di vulnerabilità vissuta in ambito familiare.

Le richieste di aiuto riguardano soprattutto problemi economici: una persona su cinque cerca sostegno per l’acquisto di viveri e vestiario o il pagamento per bollette di acqua e luce; grandi difficoltà anche per questioni abitative e di salute, situazioni familiari, dipendenze. Poche invece le richieste dagli immigrati: a differenza di quanto avviene nel Nord Italia solo il 28% arrivano da stranieri, soprattutto rumeni, marocchini e senegalesi, che contattano gli operatori soprattutto per problemi di occupazione e denaro e per questioni burocratiche; non mancano, tra i 1430 immigrati ascoltati, le denunce di di discriminazione razziale.
Grande preoccupazione arriva dai dati sull’istruzione: tra chi si trova in difficoltà la maggior parte ha un titolo di studio medio-basso. “Chi è più istruito riesce a trovare più facilmente gli strumenti per reagire alla crisi – sottolinea Raffaele Callia – è evidente che chi ha un livello di scolarizzazione basso è invece più fragile”.

Segnali di miglioramento arriverebbero dai dati macroeconomici: anche la Sardegna sarebbe interessata da un lieve miglioramento economico con l’occupazione e i consumi in aumento. I cinquemila poveri che nei primi sei mesi di quest’anno si sono rivolti alla Caritas per richieste di aiuto raccontano, per adesso, un’altra storia.

Francesca Mulas

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