Si intitola “Giovanni Nonnis. La matrice e il segno”, la mostra inaugurata venerdì 23 febbraio al Palazzo di Città di Cagliari e che proseguirà fino al 13 maggio. Le opere esposte ripercorrono la lunga storia di pittura e sperimentazione dell’artista (Nuoro 1929 – 1975), tra i più dotati del secondo Novecento in Sardegna, attraverso un nuovo allestimento creativo e dal forte impatto estetico, curato da Paola Mura, direttrice dei Musei Civici.
“Un’esposizione che si articola in un percorso cronologico – ha commentato Mura -e che partendo dagli anni di formazione e dalla serie delle Crocifissioni, ha la sua maturità nel ciclo dei Guerrieri e si conclude con le virtuose cromie dei Vasi di fiori. Una grandiosa Crocifissione, proveniente dalla Collezione Marini, si accosta alle opere di Maria Lai e Pinuccio Sciola nelle sale permanenti dedicate al Sacro”.
La mostra ha fulcro nella figura nuragica anticlassica – ispiratrice delle opere di Nonnis – del “Guerriero a quattro occhi e quattro braccia”, bronzetto dell’inizio del I millennio a.C. generosamente prestato dal Museo Archeologico Nazionale di Cagliari che ospita oggi nelle sue sale alcune opere dell’artista. Il percorso è introdotto dal video, in cui lo storico dell’arte Giorgio Pellegrini, già curatore della mostra del 1994, ricostruisce i temi e le tappe nell’opera dell’artista- guerriero.
“Nel percorso della mostra si compie ‘Il viaggio verso l’anticlassico’ di Nonnis – sottolinea Mura- dalle radici di una terra barbara e dall’arte nuragica, attraverso l’arte delle pitture rupestri e la planarità bizantina, arriva alla piena consapevolezza dell’arte contemporanea e dei suoi temi, dal mito del Minotauro in Picasso, al colore nell’arte di Paul Klee, alla serialità e riproducibilità della Pop Art. Sono queste le “Matrici” del linguaggio dell’artista.
Arricchiscono il percorso espositivo due documentari realizzati per la mostra. Il primo, a cura di Cecilia Nonnis, con la regia di Giovanni Columbu, dal titolo “Il segno e il mito”, si avvale dei preziosi ricordi della figlia e delle parole del professore Placido Cherchi, per narrare con le immagini la vita breve ma incredibilmente creativa dell’artista.