A Cagliari la manifestazione dei migranti: “I diritti non hanno confini”

Un centinaio di persone ha partecipato questa mattina a Cagliari alla manifestazione in sostegno dei diritti dei migranti: gli stranieri, quasi tutti giovani o giovanissimi che si trovano al centro Cspa/Cara di Elmas, sono partiti da piazza del Carmine, hanno attraversato la città al grido di ‘Liberté, solidarieté, fraternité‘ fino a raggiungere la Prefettura cagliaritana in viale Buoncammino.

‘Scendiamo in piazza per parlare delle condizioni in cui viviamo al centro di Elmas – ci racconta Trauré Kassim, 27 anni, arrivato nell’isola dopo un lungo viaggio dalla Costa d’Avorio – dormiamo dentro stanzoni privi di porte e sorvegliati dalle telecamere giorno e notte, spesso manca la corrente, l’acqua calda è disponibile solo per due ore al giorno e su 27 docce solo 8 sono funzionanti. Molti di noi preferiscono pranzare alla Caritas perché i pasti che distribuiscono al centro di Elmas sono stati ridotti”. Chiediamo al giovane se ricevono biancheria, prodotti per l’igiene personale e farmaci come prevedono le regole stabilite dal Ministero dell’Interno riguardo all’accoglienza dei migranti: “I prodotti come bagnoschiuma, sapone e dentrificio sono in confezioni piccole che devono durare un mese, i farmaci non li riceviamo”. Kassim e gli altri ricordano anche che alcuni di loro sono stati espulsi perché due settimane fa hanno protestato dentro il centro: si lamentavano che il ‘pocket money’, cioè la somma di 2,50 euro che il Ministero prevede per ogni ospite dei centri di accoglienza , è stato sostituito da un pacchetto di sigarette. La cifra del pocket money è prevista dal Ministero per coprire le piccole spese quotidiane per giornali, foto tessere, alimenti, schede telefoniche e dovrebbe essere erogata in contanti o schede prepagate, a Elmas invece viene distribuita nel suo equivalente in sigarette anche a chi non fuma. “Il costo delle sigarette è aumentato, e così hanno diminuito i pacchetti di sigarette con il risultato che riceviamo meno di quanto ci spetterebbe per legge. Da qui la protesta, la cooperativa “Casa della Solidarietà’ che gestisce il centro di Elmas ha segnalato il fatto alla Questura e poi alla Prefettura: per 10 di noi è arrivata l’espulsione”.

Accanto ai migranti ci sono i rappresentanti di Unione Sindacale di Base, Casteddu Antifascista, Sardegna Palestina e Cagliari Social Forum: “Siamo qui perché è giusto mostrare solidarietà a persone che si trovano in condizioni svantaggiate – ci ha detto Andrea Olla del CSF – in fuga da paesi di guerra e miseria. È importante che trovino sostegno da parte dei cittadini nel paese che li accoglie”.

La manifestazione attraversa via Roma scortata dalla Polizia e per curiosità intervistiamo le prime persone che incontriamo nel percorso, chiediamo loro se sanno perché questi ragazzi oggi scendono in piazza. Il primo, un uomo intorno ai 60 anni, risponde così: “Hanno un sacco di pretese mentre noi stiamo morendo di fame”. Il secondo, un po’ più anziano: “Forse si lamentano perché hanno trovato loro un impiego e non hanno voglia di lavorare. Ma lei lo sa che lo Stato gli da un sacco di soldi per non fare nulla?”. Il terzo, circa quarant’anni: “Perché manifestano? stanno chiedendo i documenti. Però le dico una cosa, io sono diventato razzista oggi, non li posso vedere. Hanno le sigarette, hanno i tablet, gli smartphone, hanno tutto, e a me per dare soldi a loro tolgono due euro dallo stipendio. E dovrei avere compassione?”. Due ragazze ventenni: “Stanno bloccando una città per far manifestare qualche persona. Chiedono diritti? E i nostri? Vengono da lontano a comandare in casa nostra, hanno più diritti di noi, chiedono soldi di continuo. Perché non se ne tornano nel loro paese?”. L’ultimo anziano pare più comprensivo: “Manifestano perché oggi vivono in condizioni precarie e vorrebbero stare meglio. Certo anche noi non stiamo benissimo con questa crisi, ma bisogna capirli, sono emigrati da paesi dove c’è guerra e violenza”.

Francesca Mulas

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