Cagliari, al palo differenziata e porta a porta: scatta sanzione da 2 milioni

Se per Salerno è stato possibile passare dall’emergenza rifiuti ad elevate percentuali di raccolta differenziata in poco più di un anno, Cagliari – che ci prova dal 2011- dovrà ancora aspettare. È quanto emerge dal convegno sulla gestione dei rifiuti nel capoluogo organizzato da Legambiente. Complici i ritardi, i ricorsi e la stesura di un nuovo bando da parte del comune, “è certo che il servizio porta a porta non verrà inaugurato prima del luglio 2016”, dichiara l’assessore all’Igiene del suolo della giunta Zedda Paola Loi.

La raccolta differenziata, che “a Cagliari – spiega il responsabile del Servizio rifiuti dell’assessorato all’Ambiente Salvatore Pinna –  non supera il 31%, rimarrà dunque ferma al palo ancora a lungo. E i cattivi risultati hanno un peso economico: sono infatti oltre 10 i milioni di sanzioni accumulati da Cagliari negli ultimi dieci anni per il mancato raggiungimento delle quote prefissate di raccolta differenziata. “Nel frattempo il comune ha pagato una prima tranche dei due milioni richiesti dalla Regione a giugno. Si tratta di somme che saranno utilizzate per premiare i comuni ricicloni”, dichiara sempre l’assessore Loi.

I ritardi si spiegano anche con la “mancata aggiudicazione da parte del comune dell’appalto del 2011. A giugno ci siamo accorti delle dichiarazioni mendaci di un dirigente di una delle società dell’Ati capitanata da De Vizia”, precisa Loi. E aggiunge: “Da quel momento in poi abbiamo apportato alcune migliorie al bando e indetto una nuova gara”. Più servizi e un risparmio dell’ordine di qualche milione di euro, questa la ricetta elaborata dall’amministrazione negli ultimi mesi. Ma c’è un se di mezzo. “Se, infatti, i giudici amministrativi dovessero accogliere il ricorso dell’Ati esclusa, verrà aggiudicato il vecchio appalto”, spiega l’assessore. Insomma, il lavoro svolto dal comune potrebbe rivelarsi vano.  Sul bando da 240 milioni di euro per la raccolta differenziata porta a porta, l’assessore raccoglie le critiche di Riccardo Serra: “Siamo di fronte a costi non in linea con le città italiane in cui è presente un analogo servizio”, queste le parole del membro del comitato scientifico dell’associazione ambientalista.

Insomma, tra sanzioni e quote irrisorie di differenziata, Cagliari è tutta un’altra musica rispetto a Salerno, “che viaggia stabile sul 65% di rifiuti differenziati” spiega l’assessore all’Ambiente del comune campano Gerardo Calabrese presente all’incontro. Si tratta di percentuali che a settembre hanno portato il presidente della regione Campania Vicenzo De Luca ad abbandonare l’ipotesi inceneritore in provincia di Salerno, da lui stesso avvallato quando di Salerno era prim cittadino.
Non bisogna, tuttavia, arrivare a Salerno per trovare edificanti storie di raccolta differenziata: basta, infatti, spostarsi a Quartu, arrivata al 65% di differenziata dopo pochi mesi dal lancio del porta a porta.  Insomma, il raggiungimento di elevate  percentuali di raccolta differenziata e la rinuncia all’incenerimento (o, quanto meno, al potenziamento degli impianti), soluzione oltretutto non gradita all’Unione europea, non è un’utopia. D’altra parte, i dati dell’ultimo rapporto sui rifiuti urbani pubblicato da Arpas evidenziano un costante calo – in termini assoluti  – dell’indifferenziato destinato allo smaltimento negli inceneritori. E si tratta di una tendenza in atto anche nel 2014. Eppure si decide per il revamping e il potenziamento del parco termovalorizzatori senza valutare, ad esempio, l’introduzione del trattamento a freddo del secco residuo, che potrebbe ulteriormente diminuire le quote di rifiuti avviati alla combustione. Rispetto all’abbandono della pratica dell’incenerimento,  il presidente di Legamenbiente Sardegna Vincenzo Tiana sostiene la necessità di ragionare in prospettiva: “Occorre far crescere la raccolta differenziata per diminuire progressivamente il ricorso agli inceneritori”. Per l’assessore Loi, invece, il revamping non si discute, “perché l’intervento migliorerà anche la qualità della combustione”. In attesa di conoscere il progetto definitivo revamping Tecnocasic, questo non vale per Tossilo, visto che è la stessa provincia di Nuoro a parlare di un consistente aumento delle emissioni inquinanti provenienti dal nuovo impianto della piana di Macomer.

 

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