Dice uno: “Si poteva sparare solo la tortora che non c’era, allora ho sparato tante anatre e buttate giù diverse…”. E l’altro: “Da me poche tortore e in molti hanno sparato altro… anatre,piccioni e storni neri… Forestale? Neanche l’ombra…” E un altro ancora: “Ero in un luogo classico per le tortore , fiume e grossi alberi , passavano solo anatre, è stata una rivolta popolare, tutti a spararle! finalmente tanti cacciatori hanno capito che sono finiti i tempi delle prese per culo”.
Il dibattito si svolgeva a settembre sulla pagina Facebook “Cacciatori di Sardegna”. Una discussione pubblica. Sorprendentemente. Perché diversi interventi descrivono (e rivedicano) attività di bracconaggio. Se n’è accorto il Gruppo di intervento giuridico di Stefano Deliperi che, con le associazioni ecologiste Amici della Terra e Lega per l’Abolizione della Caccia, ha segnalato “per le iniziative di competenza” al Corpo forestale e di vigilanza ambientale il contenuto delle dichiarazioni e commenti.
“Diversi praticanti dell’arte venatoria – si sottolinea in una nota – si vantano di aver abbattuto parecchi esemplari appartenenti a specie animali protette o alle quali non era aperta la caccia nel corso della pre-apertura della stagione di caccia 2012-2013 (anatre, piccioni, storni neri)”.
A leggere i commenti, si scopre che a qualcuno il dubbio è venuto. Scrive, infatti, uno dei cacciatori: “Mi pongo un quesito. Amici cacciatori attenti a quello che scrivete, io sono del parere che certi post, che sanno di reati venatori, penso che possano essere perseguiti anche su Fb”.