Bracconaggio, le denunce e il mercato nero di volatili e selvaggina

Un euro a storno o a pettirosso non ancora cucinati, anche ottanta euro per un “mazzo di grive” composto da otto tordi già spennati e preparati, una taccola dai 60 agli ottanta euro ancora non cucinata. È un mercato redditizio e fiorente quello dei volatiti catturati illegalmente dai bracconieri, un fenomeno largamente diffuso in Sardegna e in particolare nella zona di Cagliari e Capoterra, ma anche nel Sulcis, nel Sarrabus e nella zona della Giara.

Un territorio vastissimo in cui vengono piazzate migliaia e migliaia di trappole e di reti per catturare interi stormi. I sequestri delle ultime settimane e le denunce sono la conferma di un fenomeno che, nonostante i controlli del Corpo forestale e dei carabinieri, nonostante i campi della Lipu, continua a crescere. Nel giro di una decina di giorni sono stati sequestrati dagli agenti del Corpo forestale e dalla Polstrada di Macomer oltre seimila volatili, pronti per essere rivenduti al mercato nero. Dodici bracconieri sono stati denunciati per caccia di frodo, oltre 2.500 i lacci e le tagliole sequestrate. È solo di pochi giorni fa il bilancio presentato dalla Lipu-BirdLife Italia relativo al campo antibracconaggio concluso nei giorni scorsi nella zona del Sulcis, svolto con il coordinamento del Corpo forestale: 1500 trappole e 64 reti per l’uccellagione rimosse, 2 bracconieri denunciati e 16 merli già spennati e pronti per essere congelati sequestrati. Ma si tratta solo della punta dell’iceberg. Lo scorso anno, infatti, la Forestale ha denunciato 40 bracconieri sequestrando 2.500 volatili.img_1438

“Il fenomeno è costante – sottolinea il comandante provinciale del Corpo forestale, Giuseppe Delogu – le notizie di questi giorni potrebbero far pensare a una crescita, ma non è così. In Sardegna è da sempre costante, noi stiamo cercando di arginarlo mettendo in campo tutto il personale disponibile. Un’attività continua che ha portato al sequestro di centinaia di reti e migliaia di trappole, oltre alla denuncia di numerosi bracconieri”. I denunciati, secondo quanto emerso dagli specialisti della Forestale, sono quasi sempre gli stessi anno dopo anno. “Le quattro persone sorprese dalla polizia stradale di Macomer con il carico di storni – sottolinea ancora il Comandante Delogu – sono tutte persone note alle forze dell’ordine e sono gli stessi individui che avevamo già denunciato poche settimane fa per lo stesso reato nella zona del parco di Molentargius. Probabilmente avevano cambiato zona con la speranza di non essere individuati”.

Secondo i volontari della Lipu-BirdLife esiste un vero e proprio mercato nero dei volatili e della selvaggina in genere. I bracconieri quasi sicuramente riforniscono ristoranti per dei “fuori menù” su ordinazione per palati esigenti, disposti a pagare centinaia di euro per un “mazzo di grive”. Ma non solo. Tra le ipotesi ci sarebbe anche quella dell’esportazione in altre regioni d’Italia. “Gran parte dei volatili che abbiamo sequestrato in questi mesi erano destinati al mercato cagliaritano – evidenzia il comandante del Corpo Forestale – non abbiamo riscontri diretti di una vendita della selvaggina e dei volatili nei ristoranti. È più facile che i volatili catturati vengano utilizzati come merce di scambio. Una forma di economia sommersa. Non abbiamo riscontri diretti nemmeno in merito all’esportazione in altre regioni. Sono stati effettuati controlli in porto a Cagliari, ma non abbiamo eseguito sequestri. Si tratta al momento di ipotesi”.

img_20170210_135201Non si può escludere che i bracconieri, quasi sempre personaggi noti alle forze di polizia, chiedano l’aiuto di altri insospettabili trasportatori oppure scelgano porti meno controllati di quello cagliaritano. Nemmeno i carabinieri del Nas nel corso delle numerose ispezioni all’interno dei ristoranti hanno mai trovato volatili o selvaggina fuori legge. Diverso tempo fa in uno dei banchi in un mercato erano stati sequestrati dei tordi già cucinati, ma il commerciante li aveva importati e aveva esibito tutti i documenti.

Frenare il fenomeno del bracconaggio rimane uno degli obiettivi principali del Corpo Forestale. “Ci impegniamo giornalmente – commenta ancora il comandante Delogu – Negli ultimi anni il corpo ha stabilito un rapporto di collaborazione con la Lipu e il Wwf. Conduciamo insieme campagne di sminamento e individuazione dei punti e dei sentieri in cui vengono piazzate le trappole. In particolare ci preoccupano i pericolosi tubi fucile, vere e proprie armi illegali utilizzate per uccidere i cinghiali o i cervi. Sono armi artigianali che mettono in pericolo la vita umana”.

La conferma dell’attiva collaborazione tra Corpo forestale e Lipu arriva dalle parole del presidente nazionale Fulvio Mamone Capria che lancia un appello al Governo nazionale: “Siamo fieri dei risultati ottenuti dai nostri volontari nel Sulcis contro il bracconaggio ma c’è ancora tanto da fare in quest’area così vasta e importante per la migrazione. Conforta e ci dà fiducia e forza la collaborazione preziosa con il Corpo forestale sardo, che con la sua presenza ci permette di denunciare i bracconieri e di intervenire nei punti più caldi del bracconaggio. Al Governo chiediamo attenzione al grave fenomeno del bracconaggio che nel Mediterraneo miete ancora, secondo stime recenti tratte dal dossier Illegal Killing di BirdLife International, 25 milioni di vittime, di cui fino a 7,8 milioni di uccelli solo in Italia”.

Manuel Scordo

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