Banda dei portavalori: quattro arresti e 15 milioni di beni sequestrati

Quattro persone arrestate e 15milioni di euro di beni sequestrati. È il duro colpo messo a segno dalla polizia di Cagliari e dalla Guardia di finanza di Nuoro a carico della banda dei portavalori. Il sequestro è portato a termine a carico di due capibanda, già arrestati il 20 marzo scorso. Sotto chiave è finito anche un favoloso resort sul mare (guarda il video).

I quattro arrestati sono accusati di aver riciclato il denaro delle rapine. Tra i destinatari del provvedimenti restrittivi, eseguiti da squadra mobile e Fiamme gialle,c’è anche la moglie dell’ex vicesindaco di Villagrande Strisaili, nel Nuorese, Giovanni Olianas, già finito in manette a marzo (leggi qui). Ai domiciliari con l’accusa di riciclaggio sono finiti Silvana Conti, di 41 anni, moglie dell’ex vicesindaco; Roberto Serra, di 52, di Quartu, imprenditore intestatario del complesso alberghiero Ogliastra Beach a Cardedu; Tania Serra, di 32, di Loiri Porto San Paolo, compagna di Luca Arzu (già arrestato per gli assalti ai portavalori nel marzo scorso) e Nicolò Pasquale Bellu, di 48, di Aggius, commercialista di Luca Arzu, l’uomo che si sarebbe occupato di investire anche all’estero il denaro delle rapine e che avrebbe addirittura assunto come ragioniere lo stesso Arzu per dimostrare che non era nullatenente.

ESCLUSIVO Le società lussemburghesi del commercialista della banda Olianas

Le misure cautelari sono state emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari, Cristina Ornano, su richiesta del Sostituto Procuratore presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari, Danilo Tronci, che ha coordinato le indagini. I dettagli dell’operazione di servizio saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà, alle ore 10,30 presso la “Aula Mastino” della Questura di Cagliari.

Singolare come uno dei due capi dell’organizzazione,  impiegato forestale e vicesindaco di un comune ogliastrino, con figli e moglie casalinga a carico – spiega un comunicato – non spendesse un euro delle entrate ufficiali, degli stipendi cioè che, mensilmente, gli venivano accreditati sul conto corrente. In realtà l’uomo non aveva bisogno di prelevare al bancomat, potendo disporre, tra le mura di casa propria, di tutto il denaro (rigorosamente in contanti) necessario per condurre una vita più che decorosa. Denaro naturalmente “sporco” che “ripuliva” grazie ad amici e familiari, oggi arrestati.

 

 

 

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