Archiviato il Galsi, si punta sul metano liquido

La Sardegna punta sempre di più verso il metano liquido. Davanti alle lentezze e incertezze del progetto Galsi – nonostante spinte centrifughe per un improbabile rilancio – l’unica regione italiana non metanizzata, ulteriormente penalizzata dalla lontananza fisica da tutti i gasdotti sta progettando minimpianti di rigassificazione per poter essere alimentata da energia a basso impatto ambientale e a bassi costi. E spuntano nuove aziende leader in quel segmento del mercato energetico interessate a investire nell’isola. L’ultima in ordine di tempo – come confermato dal quotidiano Il Sole 24Ore – è la Liquigas, storica azienda italiana fondata nel ’36 a Milano e specializzata nei gas liquefatti. La Liquigas avrebbe proposto alla Regione la realizzazione di piccoli impianti per importare il metano liquido, da riportare allo stato gassoso al momento dell’utilizzo. Sarebbero modelli molto vicini dal punto di vista tecnologico a quello usato dalla 3A di Arborea, che si è dotata del primo impianto di questo genere in Sardegna che viene alimentato dal metano importato dalla Spagna.

Dall’ipotesi Saras ai mini rigassificatori

I mini rigassificatori potrebbero essere la soluzione per un approvvigionamento energetico che crei bassi impatti sul territorio e sfrutti un mercato in grande espansione. L’ipotesi di sfruttare i giacimenti di metano locali – come il progetto della Saras per le trivellazioni nel sottosuolo di Arborea – si scontra con comitati locali contrari al progetto e la Regione difficilmente potrebbe affrontare una palese ostilità da parte dell’opinione pubblica su iniziative di questo genere. Ci sono reti cittadine che distribuiscono aria propanata, cioè il Gpl. Il metano liquido non è sotto pressione. Viene raffreddato fino a 163 gradi sotto zero: a quella temperatura il gas condensa e diventa come un’acqua trasparente e viene conservato in cisterne isolate come termos. Il Sole 24Ore riporta le dichiarazioni di Andrea Arzà, il direttore generale che da quattro mesi è stato nominato amministratore delegato della Liquigas: “Abbiamo proposto alla Regione l’ipotesi di quattro ministoccaggi, a partire da Cagliari, e siamo aperti alle proposte di investitori o di enti locali che siano interessati a offrire il servizio gas ai cittadini o alle imprese”. «L’esperienza dell’Enel a Porto Empedocle o quella della Olt a Livorno mostra che i grandissimi rigassificatori, su terraferma o al largo, trovano mille ostacoli e richiedono investimenti impegnativi, non meno di 600 milioni ma spesso oltre il miliardo, con lavori di costruzione che durano un’infinità d’anni. I mini rigassificatori invece possono costare una trentina di milioni — spiega Arzà illustrando il progetto — e dall’autorizzazione sono attivi in un paio d’anni». Non a caso su piccoli impianti locali hanno puntato la Norvegia, la Svezia oppure l’isola di Madera (Portogallo), con impianti locali di stoccaggio del metano liquido che viene portato ai consumatori con le autobotti.

A Porto Torres un hub per gas naturale liquefatto

Il primo hub del gas naturale liquefatto via nave in Sardegna potrebbe però nascere a Porto Torres, dove esistono già le caratteristiche strutturali e le condizioni geografiche per creare un deposito di medie dimensioni capace di alimentare altre piccole realtà e stazioni di servizio per l’utilizzo del metano liquido o compresso nel settore industriale, civile, dei trasporti (marittimo, terrestre e ferroviario) e termoelettrico. Il quotidiano La Nuova Sardegna ha riportato pochi giorni fa i dettagli del progetto, un’idea sulla quale si è espressa favorevolmente anche la Regione. La prospettiva dell’arrivo in Sardegna, via nave, del metano liquefatto sarebbe la soluzione percorribile in tempi brevi dopo lo stop al Galsi e di fronte alle incertezze sui rigassificatori. Così la Sardegna, unica regione europea ancora priva del gas metano (in compagnia della Corsica) ha la possibilità di farlo arrivare in forma liquida da subito – prevedendo soluzioni analoghe anche in altre zone dell’isola – e colmare un vuoto che condiziona il futuro e la competitività delle aziende oltre a rendere le bollette dei sardi tra le più pesanti della Penisola.

Il Qatar e la Sardegna: il business del gas naturale liquefatto

Qatar e Sardegna. Mater Olbia e ora anche Glencore e il futuro di Alcoa. Ma nella prospettiva della rivoluzione energetica dell’Isola, potenzialmente e strategicamente il più grande hub del Mediterraneo, è spuntato anche il Gnl (gas naturale liquefatto). La più grande risorsa del Qatar, la madre di tutti i guadagni, i cui proventi in trilioni di dollari vengono reinvestiti attraverso il Fondo Sovrano (Qatar Investment Authority) in tutto il globo. Cosa unisce la Sardegna al Qatar sul piano degli investimenti energetici? Un articolo della rivista “Internazionale”, in un approfondito reportage dei giornalisti Francesco Longo e Gabriele Masini, lo chiarisce. Estrapoliamo un passaggio del servizio da Doha. “Dando le spalle alla vetrata, appoggiata alla scrivania, Chatura Poojari – responsabile di Business planning & controls di RasGas – appunta la parola Sardegna sul suo taccuino”. Un virgolettato della Poojari chiarisce meglio l’interesse per l’Isola. ““Entro la fine dell’anno il ministero dello Sviluppo economico dovrebbe mettere a punto un piano strategico per lo sfruttamento del Gnl in Italia e nell’attesa di regole gli operatori si stanno già muovendo – spiega la Poojari – in più, la Sardegna, unica regione non metanizzata d’Italia, dopo avere abbandonato il progetto Galsi di costruzione di un gasdotto dall’Algeria, sta cercando di ottenere dal governo centrale il supporto per costruire uno o più terminali di Gnl per alimentare le reti già costruite ma che sono in gran parte inutilizzate”. Ecco il nuovo progetto di business. Dopo il turismo e la sanità, ora si passa al versante energetico.

Il futuro dell’Isola: tra i piani del Qatar sul Gnl e lo shale gas con il progetto Endesa

“Metodi all’avanguardia, come l’acquisto di metano compresso. Pensiamo per esempio al gas americano (shale gas), una novità del settore”. Le parole dell’assessore regionale alla Programmazione, Raffaele Paci, svelavano possibili strategie della Sardegna sul fronte energetico. Ma a parte le parole del presidente Pigliaru, di Maria Grazia Piras, assessore all’Industria e dello stesso Paci, c’è la logica a dire che la Regione potrebbe puntare dritta su un rigassificatore. Il Qatar lo sa e sta studiando la situazione. Sono 29 gli stati al mondo che importano metano liquefatto e 26 di questi comprano dal Qatar. Un terzo di tutto il Gnl scambiato nel mondo viene da qui. Una leadership che dura dal 2006. Il Qatar ha circa 25mila miliardi di metri cubi di riserve di gas, pari a 360 anni di consumi italiani. Il triplo delle riserve degli Stati Uniti, con tutta la loro rivoluzione del gas di scisto (shale gas). Ma il gas naturale liquefatto va stoccato e uno o due impianti in Sardegna sarebbero ideali per le rotte del Gnl del Qatar che raggiungono il Nord Europa, in primo luogo la Norvegia. Per questo, in attesa del Piano di sfruttamento del Gnl in Italia in fase di predisposizione dal ministero dello Sviluppo economico, il Qatar si prepara a sbarcare nell’Isola anche con il suo business principe: il gas. Una strada per grandi investitori e Fondi sovrani che potrebbe essere anticipata, se non aperta, da progetti anticipatori. Mini hub o mini rigassificatori. La Sardegna senza metano parte dai piccoli per pensare in grande.

Giandomenico Mele

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