Minacce a vicesindaco Arbus: “Parcheggi liberi o vengo a cercarti”

Non si lascia intimidire Michele Schirru, vicesindaco di Arbus di 26 anni, che ieri ha ricevuto pesanti minacce via web a proposito dei parcheggi a pagamento nelle spiagge arburesi: “Come ogni giorno oggi andrò con grande voglia e determinazione al Municipio – ha scritto questa mattina presto su Facebook – per portare avanti le tante attività intraprese, per incontrare ed ascoltare i nostri concittadini e i residenti estivi. Andrò come sempre nelle strade nelle piazze nelle attività del mio paese a parlare con tutti, a testa alta e col sorriso, ricevendo e dando rispetto a qualsiasi persona”.

Nella stessa mattina è andato anche dai carabinieri per denunciare formalmente la persona che ieri lo ha insultato e minacciato su Facebook. Tutto è partito da un post, pubblicato da F.M., cagliaritano di 30 anni, sulla pagina del sindaco: “I parcheggi per andare al mare…anzi scusami, il pizzo, si paga ancora… Mi stai facendo arrabbiare lo sai?”.

Al post Michele Schirru ha risposto spiegando che “I parcheggi si pagano nei tre mesi estivi a Torre dei Corsari Piscinas Scivu e Pistis, 4 su circa 15 spiagge dell’Arburese. Come da decenni. I nuovi gestori dovranno rispettare le loro offerte migliorative garantendo i sevizi per cui hanno vinto l’appalto. Le tariffe sono tra le più basse in Sardegna. Non capisco quale sia il problema, a meno che non ti abbiano fatto pagare più di quanto dovuto”.

minacce-arbusF.M. continua a rispondere: “La devi piantare di prendermi per il culo ok? Tempo una settimana: o rimettete tot parcheggi liberi o vengo a cercare te..chiaro? Una settimana piccioccu. E se tenti ancora di dirmi scemenze i giorni saranno meno. Io il pizzo per te non lo pago. Idiota”.

Il vicesindaco ha fatto presente che le intimidazioni ricevute erano già nelle mani dei Carabinieri di Arbus, e il trentenne ha proseguito ancora: “Sei un bambino viziato stupido e demente… vai dai carabinieri, guarda tremo tutto…”.

Immediata la solidarietà da amici, conoscenti, concittadini e dal mondo politico sardo: “Condanniamo questo atto increscioso e ci stringiamo in un abbraccio intorno a Michele Schirru e a tutta l’Amministrazione comunale di Arbus a cui va tutta la nostra vicinanza e stima” scrivono i consiglieri regionali di Articolo Uno – Sdp Daniele Cocco, Eugenio Lai, Luca Pizzuto, Paolo Zedda.

“Michele Schirru è un ragazzo d’oro, certamente uno dei migliori giovani politici ed amministratori sardi che io conosca – dice Michele Piras, deputato di Articolo Uno – Mdp-  Capace di leggere i fatti del territorio con gli occhi di un uomo che sa guardare al Mondo con curiosità e intelligenza. Capace di una mole enorme di lavoro, nella quantità e nella qualità. La meglio gioventù si deve sempre scontrare con l’invidia e l’ignoranza di pochi. Ma siamo tutti con te. E l’esplosione di solidarietà dagli amici e dai compagni è la miglior risposta a quel cretino, alle sue minacce, alla volgarità, oltre che la miglior soddisfazione tu possa prendere da questi anni intensi e turbolenti, nei quali ho avuto il privilegio di vederti crescere e la gioia di sapere che – grazie a ragazzi come te – si può ancora avere speranza nel futuro”.

“Tutta la mia solidarietà a Michele Schirru, chi usa questi metodi non si illuda di poter minare il confronto democratico nelle nostre comunità”, così la deputata Pd Caterina Pes. “Solidarietà e vicinanza a Michele Schirru, vicesindaco di Arbus per le intollerabili minacce ricevute nella sua attività di amministratore pubblico”, ha scritto Emiliano Deiana, sindaco di Bortigiadas e presidente di Anci Sardegna. “A Michele Schirru, vicesindaco di Arbus e amministratore capace e preparato, vittima di minacce verbali va tutta la nostra solidarietà- sottolinea Manuela Pintus, sindaca di Arborea – La Sardegna ha bisogno di amministratori come lui e non ha bisogna di altra violenza, in nessuna delle forme in cui può esprimersi”.

L’autore del post ha poi rimosso quanto scritto, nel frattempo Schirru ha documentato i commenti e li ha mostrati ai carabinieri perché verifichino dell’identità del profilo Facebook da cui sono partiti i post e accertino il reato di diffamazione e minacce.

Francesca Mulas

 

 

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