Antonio Spanedda, a vent’anni dalla scomparsa una biografia e il ricordo

Si è svolta questa mattina nell’aula magna del rettorato dell’ateneo di Cagliari la presentazione del libro dedicato al microbiologo Antonio Spanedda. Il volume Microbi e giganti, curato dallo scrittore Bernardo De Muro, rende omaggio allo scienziato cagliaritano a vent’anni dalla sua morte. “Antonio Spanedda, Padre, Scienziato, Maestro” è il sottotitolo della pubblicazione, come ricordato dal rettore Maria Del Zompo durante i saluti di apertura.

“Padre” non solo come genitore che ha avuto cinque figli, ma anche nel senso religioso – come sottolineato da monsignor Pier Giuliano Tiddia: “Due anni dopo la pensione, lo scienziato ha preso i voti da sacerdote”. Uomo rigoroso e attento al “senso delle cose e della vita”, ha precisato il già rettore Pasquale Mistretta tanto che i suoi esami (era “molto temuto dai suoi studenti”) erano anche un modo per saggiare nel discente la “capacità logica ed etica di entrare nel mondo”. Scienziato di “levatura internazionale”, ha ribadito l’igienista e già rettore dell’ateneo sassarese Alessandro Maida, che ha rammentato l’indispensabile contributo di Spanedda alla scoperta delle cefalosporine fatta da Giuseppe Brotzu; e maestro capace di forte generosità come raccontato dal neuroscienziato Gian Luigi Gessa, che ha rammentato come il microbiologo diede una coperta al barbone che sostava nell’atrio dell’istituto di via Porcell per permettergli di ripararsi dal freddo. Insomma don Antonio era uno scienziato completo, ha ricordato il giornalista Gianni Filippini, che ha coordinato l’incontro; un uomo che nel vetrino del microscopio, come evidenziato dall’antropologo Bachisio Bandinu, cercava sempre di entrare nell’ignoto.

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