Hanno una direzione precisa le indagini della Procura di Tempio sull’alluvione che ha colpito Olbia, facendo contare nove morti (sui sedici totali). Gli inquirenti, che nei giorni scorsi hanno sequestrati moltissimi documenti in Comune, partono da una certezza: sul capoluogo della Gallura è piovuto meno che in altre zone colpite da Cleopatra, eppure i danni sono stati enormi.
Per questo il procuratore capo Domenico Fiordalisi e il pm Riccardo Rossi hanno incaricato la Polizia giudiziaria di ritirare tutti i documenti relativi alle planimetria della città: sia le mappe degli edifici pubblici che le aree private devastate dall’alluvione. Nel dettaglio, secondo quanto riporta La Nuova Sardegna oggi in edicola, a Olbia sono caduti meno dei 200 millimetri di pioggia che si sono contati nella zona di Posada-Torpè. In Barbagia,addirittura, i millimetri sono stati 450.
Quanto ai progetti della Olbia-Tempio che non si trovavano, il mistero è stato chiarito: le carte erano negli uffici della Provincia di Sassari, a cui apparteneva la Gallura sino al 2005. Tuttavia, riporta ancora il quotidiano di Sassari, ci sarebbero due indagati per quei documenti che sembravano spariti nel nulla. Sotto la lente della Procura ci sono intanto i collaudi, ovvero le verifiche che hanno autorizzato il transito. Ma Fiordalisi e Rossi vogliono ricostruire l’intero appalto: dai progettisti alle imprese che eseguirono i lavori.
Sulla Olbia-Tempio sono morte tre persone: erano a bordo di un Mitsubishi Pajero inghiottito dalla voragine che si è aperta sulla strada. L’attenzione degli investigatori è anche concentrata sul Piano di Protezione civile del Comune di Olbia per capire come è stata gestita la fase dell’allerta.