La Procura di Tempio che ha in mano l’inchiesta sull’alluvione di Olbia continua a passare al setaccio autorizzazioni e progetti urbanistici, con due certezze: “La città è stata costruita sull’acqua e i diversi percorsi si indagini portano sempre alle stesse persone”.
A parlare sono il sostituto procuratore Riccardo Rossi e il procuratore capo Domenico Fiordalisi che dai giorni immediatamente successivi all’alluvione del 18 novembre stanno portando avanti le indagini con sovralluoghi e migliaia di documenti recuperati non solo negli uffici del Comune, ma anche al Genio civile e all’Agenzia delle entrare. Per le prossime settimane, scrive La Nuova Sardegna oggi in edicola, sono attesi nuovi provvedimenti giudiziari. Al momento gli indagati sono una decina e si tratta di tecnici e imprenditori. Ma adesso la lente della Procura si sta spostando sulle responsabilità amministrative per capire le eventuali responsabilità di chi ha governato la città e guidati gli uffici dove sono state rilasciate le autorizzazioni.
Ovviamente la materia di indagine è quella urbanistica e ambientale, perché la devastazione dell’alluvione è legata proprio al tipo di costruzioni che sono state realizzate. E non si tratterebbe solo di case private, ma anche di opere pubbliche. Di certo il i due magistrati spiegano che Olbia è stata costruita con “una serie di errori, frutto di un malcostume che non può restare impunito“, è la posizione della Procura.