Alcoa, operai pronti alla trasferta a Roma: “Resteremo a oltranza”

Assemblea super affollata davanti ai cancelli dello stabilimento Alcoa di Portovesme che, il 22 agosto scorso, la multinazionale americana dell’alluminio ha annunciato di voler smantellare in via definitiva. Per fare il punto sulla vertenza si sono riuniti alle 8.30 almeno 200 lavoratori tra diretti e degli appalti. Oggetto dell’incontro, in particolare, l’organizzazione della trasferta a Roma per il vertice al Mise tra sindacati, Governo e Regione. L’incontro è stato spostato al 13 settembre con inizio alle 12. La convocazione ufficiale è arrivata stamattina. Prenderanno parte, oltre ai metalmeccanici territoriali (Fim, Fiom, Uilm e Ugl) e nazionali, il governatore Francesco Pigliaru e l’assessore all’Industria Maria Grazia Piras, e sarà presieduta dal ministro Carlo Calenda.

Intanto ci si prepara: al viaggio dovrebbero partecipare circa un centinaio di operai pronti a far sentire in piazza, sotto la sede del Mise a Roma, il frastuono dei caschi da lavoro battuti sull’asfalto, i cori e i fischietti. “Stavolta – assicura Bruno Usai, dell’Rsu Alcoa e della segreteria Fiom Cgil – siamo pronti a restare a oltranza, finché non otterremo una risposta positiva o negativa”. Il nodo da sciogliere riguarda la decisione di Glencore, la multinazionale svizzera interessata a rilevare lo smelter a determinate condizioni (prezzo dell’energia a 25 euro a megawattora per dieci anni). Le richieste della società sono state in qualche modo soddisfatte. Scioglierà le riserve? “Il tempo è scaduto, pretendiamo di sapere – ribadisce il sindacalista – anche perché entro dicembre moltissimi lavoratori perderanno l’ammortizzatore sociale”.

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