Alcoa, malore per due operai davanti alla fabbrica di Portovesme

La trasferta romana degli operai Alcoa ha avuto un finale ad alto impatto emotivo ma che poteva anche diventare drammatico: due operai infatti, appena arrivati davanti alla fabbrica di Portovesme, intorno alle 14, hanno avuto un malore a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. Un primo intervento dei colleghi prima e quello successivo del 118 intervenuto con due ambulanze hanno scongiurato complicazioni più drammatiche. Uno dei due, cadendo per il malore, ha anche battuto il capo riportando una ferita alla fronte. I due operai sono stati ricoverati all’ospedale Sirai di Carbonia per accertamenti ma non destano particolari preoccupazioni.

Durante la giornata di ieri, mentre gli operai manifestavano sotto il palazzo del Ministero dello Sviluppo Economico, un altro operaio è stato colto da malore. Anche in quel caso è intervenuto il 118 che ha prestato soccorso all’uomo che si è ripreso quasi subito scongiurando il suo ricovero in un ospedale romano. Alcuni giorni fa un operaio di un impresa d’appalto di Portoscuso in mobilità, da molti mesi senza alcun sostegno economico, ha tentato di togliersi la vita nella pineta del paese. Le famiglie del Sulcis fanno sempre più fatica a superare ‘il mese’ onorando tutte le bollette di acqua, luce, mutuo, spese scolastiche per i figli, etc. Se a questo si aggiungono poi le vertenze delle grandi industrie di Portovesme, come Alcoa e Eurallumina, che dal 2009 non hanno ancora trovato una soluzione costringendo gli operai a lunghe e stressanti giornate di mobilitazione, molte delle quali in trasferta a Roma con enormi disagi, il cocktail micidiale è servito: l’enorme tensione sta iniziando a mietere le prime vittime.

Insomma il Sulcis è una ‘pentola a pressione’ pronta ad esplodere con sempre più famiglie in difficoltà e senza alcuna alternativa, almeno nell’immediato. Le conseguenze della fermata quasi totale del polo industriale di Portovesme che ha cancellato in un colpo solo migliaia di buste paghe che generavano a loro volta altrettanti stipendi nel settore del terziario e dei servizi, sono diventate insostenibili. Lo sanno bene i Comuni del territorio, primo avamposto contro la crisi, che non riescono più a far fronte alle sempre più numerose richieste di aiuto che provengono dalle famiglie in difficoltà. Stessa situazione si riscontra presso le associazioni di volontariato, come la Caritas, nelle cui mense si è deciso di passare al self service per tagliare sui costi di gestione per avere maggiori risorse a disposizione. Altre attività, come il recupero dei cibi prossimi alla scadenza nei grandi centri commerciali, non sono più in grado di soddisfare le richieste in aumento. Insomma occorrono misure concrete e tempestive per la difesa del reddito, anche se minimo, e azioni che creino la ripresa dell’occupazione. Gli stessi sindacati, per loro stessa ammissione, non sono più in grado di garantire risposte certe ai propri assistiti perché a loro volta, dalle istituzioni preposte, non ricevono più risposte alle innumerevoli richieste di ammortizzatori sociali e di sostegno economico.

Carlo Martinelli

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