Abusi Costa Smeralda, inchiesta hotel: pm chiede dieci rinvii a giudizio

Si chiude con la richiesta di rinvio a giudizio per 10 persone l’inchiesta della procura di Tempio Pausania sui presunti abusi edilizi in Costa Smeralda. Fra gli indagati anche il senatore Franco Carraro (Pdl), in qualità di presidente della Sardegna Resorts, con lui anche funzionari comunali, progettisti e manager della società. Secondo la procura di Tempio – come anticipato dai quotidiani sardi – sarebbero responsabili, a vario titolo, degli abusi edili negli hotel di Sardegna Resorts a Porto Cervo (Romazzino, Pitrizza e Cervo) e di aver attuato un sistema corruttivo per ottenere le concessioni edilizie. Oltre Carraro sono indagati i funzionari comunali di Arzachena, Antonello Matiz e Libero Meloni, l’impresario Angelo Antonio Filigheddu, Antonio Tramontin, della Commissione regionale per il paesaggio, l’ex comandante della Polizia locale di Arzachena, Giovanni Mannoni e i manager della Sardegna Resorts, Mariano Pasqualone e Aleksandra Dubrova, assieme ai due consulenti Tonino Fadda e Stefano Morri. Si tratta dell’ultimo atto del procuratore Domenico Fiordalisi che ieri ha lasciato la Sardegna per un nuovo incarico in Cassazione. Il pm e i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Sassari, coordinato dal col. Marco Sebastiani, ritengono che il gruppo di manager abbia corrotto i funzionari del comune per ottenere il via libera agli ampliamenti. La parte riguardante l’evasione fiscale (reato contestato per la vendita della Costa Smeralda e per la quale in altra sede il precedente proprietario Tom Barrack ha versato 24 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate) è stata invece stralciata. Il legale di Pasqualone e di alcune delle società che oggi sono controllate dal Qatar che ha rilevato gli alberghi extra lusso, l’avv. Antonella Cuccureddu, ha spiegato all’ANSA di “essere alquanto sorpresa dalle richieste di rinvio a giudizio per fatti che sono stati dichiarati legittimi lo scorso anno anche dalla Cassazione. Se 30 giudici (fra giudizio di merito e Cassazione) hanno stabilito che le concessioni edilizie erano tutti atti dovuti, non avrebbe avuto senso corrompere i funzionari del Comune”.

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