Il Sony World Photography Awards è il concorso di fotografia più grande del mondo: 173.444 immagini provenienti da 171 paesi, il 24% in più rispetto al 2014. In questi giorni sono stati scelti i finalisti che avranno la possibilità di esporre alla Somerset House di Londra (dal 24 aprile al 10 maggio) e concorreranno ad aggiudicarsi parte dei 30.000 dollari in palio (i vincitori saranno resi noti il 23 aprile).
Fra i 19 Italiani in finale c’è anche il sardo Alessandro Spiga che è stato inserito fra i finalisti della categoria Open sezione Arte e Cultura. Alessandro è un professionista impegnato soprattutto nella fotografia di vela e sport (da 5 anni è fotografo ufficiale dello Yacht Club Costa Smeralda) ma i suoi interessi spaziano anche nella fotografia naturalistica e nel ritratto.
«Sono naturalmente felice— dice Alessandro — che la mia foto sia stata selezionata fra tante immagini. La foto scelta dalla giuria (un’altra è stata inserita fra le “segnalate” e sarà pubblicata nel catalogo del concorso) fa parte di un lavoro chiamato Retrattos le cui immagini intendono essere un omaggio a quegli antenati, per i quali su retrattu era un breve, ma intenso momento di vanità, una solenne eccezione alle fatiche quotidiane».
La foto è stata inviata alla giuria col titolo “Lo specchio del tempo” con la presentazione, scritta da Giuseppe Udas: “Solo la preghiera e i ricordi rischiarano la vita di una vedova di Gonnesa, in Sardegna, un tempo florido centro minerario del Sulcis Iglesiente. Avvolta in abiti che il tempo le avrebbe intristito addosso, costretta ad una prigionia sociale ed emotiva, la donna consumava invano la propria esistenza, come la cera di una candela votiva.”
«L’immagine — prosegue l’autore — è stata progettata (come tutto il lavoro Retrattos, che sarà esposto a breve a Cagliari) in collaborazione con un pool di studiosi e appassionati di etnografia e realizzata con la collaborazione del gruppo folk S.Andrea di Gonnesa. Vuole essere uno sguardo fedele sul mondo dei nostri avi con la ricostruzioni di ambienti e l’uso di costumi d’epoca originali o attentamente rifatti. Un modo per tramandare ricordi e tracce di identità il più possibile libere da rielaborazioni o contraffazioni.
Cosa di questa foto può aver colpito la giuria? Le motivazioni non sono state rese note, ma c’è una perfetta composizione fotografica giocata su un’ambientazione semplice e lineare, dove lo specchio amplifica lo spazio e connota l’espressione della modella che, con l’abito da vedova del Sulcis, trasmette con grande bravura quel dolore composto e dignitoso che caratterizza ancora il lutto dei sardi. La luce, magistralmente gestita secondo i canoni estetici del “Luminismo Caravaggesco”, fa emergere forme e volumi che restituiscono una scena dai tratti deleddiani di grande valenza simbolica, di notevole impatto visivo e indubbia forza evocativa, con una caratterizzazione pittorica in totale armonia con il tema portante di Retrattos.
Aggiungo che l’immagine non mostra segni evidenti di postproduzione, risultando genuina e coerente con la ricerca estetica di quel tempo passato che il fotografo vuole testimoniare con il massimo rigore possibile.
Arrivare alla finale in un concorso così prestigioso ed essere scelti fra le tante immagini pervenute è un traguardo importantissimo. Ma naturalmente l’augurio è che Alessandro Spiga possa riuscire a portare il suo magnifico frammento di Sardegna in cima alla classifica.
Enrico Pinna