Sale Sudore Sangue: il viaggio di Francesco Zizola nelle ultime tonnare sarde

C’è qualcosa di primordiale nella pesca tradizionale del tonno praticata in Sardegna dove sopravvivono alcune fra le ultime tonnare della mediterraneo. Questo lavoro antico è stato per secoli un rituale collettivo che odorava di sudore e di sangue, uno spettacolo ancestrale e selvaggio, con un complesso rapporto fra predatori e prede, fra uomo e mare che ha segnato profondamente il tessuto economico e sociale di alcuni zone costiere dell’isola. Oggi la pesca di tonnara è un’attività in via d’estinzione confinata ormai in poche aree dell’isola e sempre più minacciata dalla pesca industriale. Una pesca che si avvale di localizzatori satellitari e di attrezzature sofisticate per catturare questi pesci senza apparente sforzo, nel Mediterraneo o in acque internazionali, spesso lontani dalle regole e dagli occhi indiscreti.

Perché la pesca del tonno è sempre più un affare per grandi flotte pescherecce che sono attive tutto l’anno senza preoccuparsi dei cicli riproduttivi dei pesci e che, in pochi giorni, prelevano quello che le piccole tonnare catturano in un anno. Tonni che vengono da mari lontani saccheggiati da flotte commerciali del Giappone, di Taiwan, della Corea del Sud, degli Stati Uniti e di alcuni paesi europei. Una pesca non meno crudele ma indiscriminata che porta a galla insieme ai tonni squali, tartarughe, delfini e piccoli cetacei. Per un mercato disposto a pagare un chilo di tonno rosso cifre impensabili.

Quello che sopravvive nelle piccole tonnare sarde è un lavoro antico che lotta contro l’estinzione, un relitto del passato che cerca nuove strade di sopravvivenza. Una pesca selettiva e sostenibile rispetto alla pesca industriale, che ha rinunciato da qualche anno a colorare le acque di rosso, a favore di metodi di cattura meno cruenti. Oggi la maggior parte del tonno catturato non viene ucciso sul posto ma trasportato, in enormi gabbioni, verso l’isola di Malta dove verrà ingrassato e venduto successivamente a clienti giapponesi. Ma il metodo di cattura resta quello millenario come i gesti e i riti degli uomini che ancora praticano questo pesca antica.

Sale, Sudore, Sangue è il titolo del progetto del fotografo romano Francesco Zizola, realizzato per Consorzio Camù e 10b Photography, che sarà in mostra nella Sala delle Volte dell’EXMA di Cagliari, dal 18 luglio al 17 settembre 2017. La mostra di Cagliari fa parte del più ampio progetto Hybris sui limiti dell’uomo rispetto agli elementi naturali e ci conduce dentro il racconto dell’antico rito della mattanza indagando la relazione simbiotica che esiste tra l’uomo e  il mare.

Francesco Zizola, è uno dei più grandi fotoreporter contemporanei, più volte vincitore del World Press Photo e del premio Pictures of the year che ha anche fatto parte della storica Agenzia Magnum. La mostra è inserita nel programma di CagliariPaesaggio, un palinsesto di eventi, spettacoli ed incontri internazionali su paesaggio, città, cultura e natura. Sale Sudore Sangue, curata da Deanna Richardson propone un allestimento che ricrea un percorso espositivo attraverso le tre camere principali della tonnara: la prima camera, la camera di mezzo dove si attua la selezione e l’ultima camera, quella finale.

Non è il sangue a dominare la tonnara di Zizola, non c’è indulgenza verso lo spettacolo né verso estetiche pittoriche. Non è il truce e scenografico atto della mattanza ad attrarre il fotografo che rifugge dall’epifania dell’attimo fuggente e dall’epica della lotta fra uomo e natura per concentrarsi, come un moderno Lewis Hine, sui  gesti di un lavoro antico, che ancora ha bisogno della forza delle mani e e della sapienza dell’uomo, che ha sempre chiesto al mare semplicemente il necessario per sopravvivere mentre oggi c’è chi chiede solo enormi profitti a tutti i costi.

Zizola racconta quel complesso codice di gesti e di segni che lega predatori e prede, raìs e tonnaroti, scrive con la fotocamera questa storia con una meticolosa attenzione per ogni particolare, sceglie ogni possibile punto di ripresa per mostrarci i tanti punti di vista. Quello aereo dei gabbiani ci mostra la rigorosa geometria del dispiegamento di reti e quello subacqueo che ci immerge nel punto di vista delle prede imprigionate. Ci sono i ritratti dei tonnaroti affiancati dai loro inseparabili coltelli, quella dei subacquei che condividono le camere con i tonni, ci sono gli attrezzi antichi e i gesti ripetuti da moderni samurai cotti dal sole e dalla salsedine.

In un mondo in cui troppi raccontano fragili storielle che puzzano di storytelling ecco un vero reportage forte, un racconto antico che profuma di Fotografia. Svolto con mano sicura da un fotografo senza fretta, che ritorna pazientemente per cinque anni di seguito per raccogliere tutti i tasselli del suo racconto. Perché in tonnara non ci sono storie semplici da raccontare, non ci sono  tonni e tonnaroti da mettere in posa, ma bisogna sudare con loro e come loro per conquistare loro mondo. Sale Sudore Sangue ci riconcilia con la fotografia e con i fotografi che la sanno ancora praticare con onestà. Il suo bianco e nero asciutto e sintetico, libero da effetti speciali o da facili scorciatoie estetiche, sprigiona con energia una forza evocativa che è un patrimonio esclusivo dei grandi fotografi.

Enrico Pinna

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