Rosa rosae: le foto di famiglia di Pietro Basoccu

Il segno dei tempi lo ha dato un albergatore che per giustificare il suo divieto di ospitalità ai cani e ai gay ha candidamente dichiarato di essere cattolico e quindi di avere un grande rispetto per la famiglia tradizionale. Ma che c’entra la famiglia con l’intolleranza? Niente. Ma viviamo una stagione politica dove tutto, anche l’istituzione della famiglia, viene usato come una clava nell’agone politico per farne un torbido strumento di lotta, per confondere spiriti già confusi e cervelli già poco brillanti. Ecco perché questa mostra e il suo catalogo non potranno convertire all’intelligenza persone perdute ma possono utilmente far riflettere chi ha gli strumenti per farlo.

Venerdì 4 agosto alle ore 20.00 presso l’area sede Caritas di Tortolì verrà inaugurata la mostra fotografica “Rosa rosae. Affetti contemporanei” del fotografo Pietro Basoccu. Le immagini del lungo lavoro di esplorazione dentro l’universo delle famiglie, nel senso più aperto e contemporaneo oggi presente nella società, conferma l’interesse dell’autore per argomenti sociali declinati con perseveranza all’interno dell’area geografica dell’Ogliastra.  Accompagnata dai testi del vescovo di Lanusei Antonello Mura, dell’antropologa Gabriella Da Re e del curatore Salvatore Ligios, viene presentata al pubblico una selezione di 42 grandi stampe fotografiche in bianconero. La mostra è un progetto di Su Palatu_Fotografia in collaborazione con la Diocesi d’Ogliastra e la Fondazione di Sardegna.

La forma della famiglia— scrive l’antropologa Maria Gabriella Da Re nella presentazione — oggi sembra definibile con l’espressione metaforica “a geometria variabile”. Oltre alla forma coniugale classica, numerose sono le famiglie monoparentali, per lo più frutto di separazioni e divorzi, quelle nate dalla ricostituzione dopo divorzi e separazioni. In Italia si vanno diffondendo, dopo le leggi di recente approvazione, le famiglie gay, anche se meno del previsto. Molti giovani scelgono di non convivere o di convivere da non sposati. In Italia sono molte anche le famiglie allargate a parenti anziani da assistere, i quali contribuiscono al reddito familiare con le loro pensioni, particolarmente utili nel lungo periodo di crisi del lavoro.

In questo variegato universo di “famiglie” l’obiettivo di Pietro Basoccu scava, indaga, rappresenta con attenzione un mondo che, al netto delle strumentalizzazioni e dei Family day, è semplicemente fatto di affetti donati, ricevuti, condivisi. Mi piace trovare, in una mostra patrocinata dalla Diocesi d’Ogliastra, una delicata immagine di una coppia gay insieme a famiglie più o meno “normali” ma Basoccu non trascura nessuna categoria familiare: quella monoparentale dove una persona sola è in compagnia dei suoi affetti a quattro zampe o delle fotografie di chi non c’è più, e quelle di categorie discriminate a prescindere. La foto della giovane famiglia Rom con il camper testimonia l’attenzione e la sensibilità del fotografo a tutti gli aspetti sociali di questo suo lavoro.

Le fotografie dell’autore, pubblicate anche nel bel catalogo edito da Soter, sono coerenti con la sua attenta analisi sociale. Sono ritratti in bianco e nero asciutti, ambientati nei luoghi deputati alla condivisione affettiva: le case, i luoghi del lavoro condiviso, le botteghe di famiglia. Ovunque sono disseminati i segni, i simboli e gli oggetti che sono strumenti o muti testimoni di una quotidianità che merita attenzione e rispetto e non di  essere usata per seminare odio e discriminazione.

Enrico Pinna 

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