Riesumazioni ad orologeria. Ovvero, del lucroso mercato della morte

(…) Che se mai tu giunga a conoscerlo, avvertilo di lasciare riposare nella tomba le stanche e ormai corrose ossa di don Chisciotte, e non voglia portarlo contro tutti i diritti della morte, nella Vecchia Castiglia, facendolo uscire dalla fossa, dove realmente e veramente giace disteso quanto è lungo, impossibilitato a fare una terza campagna con una sua nuova uscita. (…)

Questa la pietra tombale con cui Miguel de Cervantes si presta a concludere l’ultimo capitolo della sua monumentale opera, il Don Chisciotte della Mancia. Parole lapidarie, è il caso di dirlo, rivolte al leggendario ed ingegnoso protagonista della fantasia Cervantesca, un chiaro ammonimento o un’infausta premonizione, se interpretato come l’epitaffio che l’autore avrebbe potuto scrivere per se stesso. Perché proprio le ossa di Cervantes, a distanza di 399 anni dalla sua morte, non sembrano avere pace, benché stanche e ormai corrose.

È quanto si apprende qui in Spagna dagli organi di stampa nazionali, che anticipano in questi giorni l’imminente riesumazione degli autentici resti del Principe degli Ingegni (epiteto di Cervantes, insieme a quello di Monco di Lepanto), dopo mesi di ricerche archivistiche e mirate indagini archeologiche, realizzate all’interno della cripta della chiesa di un antico convento di clausura (las Trinitarias Descalzas de San Ildefonso), ubicato nel centro storico di Madrid.

Dalle poche notizie trapelate, dato che il gruppo di ricercatori a cui è affidato il caso ha fatto voto di segretezza, sembra certo che dello scrittore non si recupererà che una parte ridotta di mandibola e pochi altri frammenti sparsi. La causa dell’esiguità delle spoglie mortali sarebbe da attribuire al ripetuto spostamento del presunto feretro linneo (contrassegnato dalle iniziali M. C.), avvenuto più volte nel corso dei secoli in seguito ai lavori di ampliamento e ricostruzione dell’edificio religioso. A ciò si aggiunga la difficoltà di interpretazione dei dati dovuta alla presenza di un numero consistente di resti ossei di bambini (andatisi a mischiare a quelli degli adulti), con tutta probabilità vittime delle cicliche epidemie di vaiolo, febbri malariche e peste.

Ora, passino pure l’amore incondizionato per la verità storica e le plausibili ragioni delle scienze umanistiche – anche se, parola di archeologo, di misteri da decifrare, con tutte le manomissioni avvenute nel tempo, mi pare ci rimangano soltanto, per chi ancora non ne fosse venuto al corrente, la constatazione della morte di Miguel de Cervantes e l’attribuzione a costui di quei quattro rimasugli di materia organica – , ma la spettacolarizzazione delle reliquie a mo’ di santo martire è cosa ben poco edificante per rendere onore alla memoria della piuma più insigne di Spagna.

Sì, perché il governo municipale sta contemplando la possibilità di rendere fruibile al pubblico la cripta funeraria – con un apposito accesso diretto dalla strada, pensato anche per evitare che il via vai di visitatori armati di smartphone e macchine fotografiche disturbi le pie monache del convento e gli oranti fedeli della chiesa soprastante – , nella quale si potrà finalmente ammirare un’urna nuova di zecca, idonea e degna di contenere ciò che rimane di Cervantes. Se si dovrà pagare un biglietto d’ingresso, ancora non è dato sapere. Ciò che invece è insindacabilmente certo, è la data limite di consegna dei lavori e di apertura al pubblico, che non potrà oltrepassare il termine del 22 aprile 2016, giusto quando ricorreranno i 400 anni dalla morte del creatore di Don Chisciotte.

Sin qui i fatti e le intenzioni, e dalle intenzioni le opininioni. La mia, modestissima, è che trasformare una fossa comune in mausoleo per uno solo, oltre a contraddire la verità storica da cui muoverebbe la ricerca scientifica in questione, non farebbe che rimarcare l’inferiorità e l’anonimato degli altri inumati, perlopiù bambini, che invece, a partire dallo scoccare dell’ora della morte e poi per sempre nell’eterno riposo, in nulla differiscono dal celebre scrittore. E far sì che il tutto debba assolutamente coincidere, calendario alla mano, con l’inaugurazione di eventi ad orologeria, più che omaggiare il vero destinatario dell’iniziativa, sembra emanare l’odore rancido del lucroso e macabro mercato della morte.

Chissà se, ritrovando la parola per un momento, di fronte a cotale rappresentazione, spinto da riconoscenza e compassione verso il suo inventore, anche l’intrepido Don Chisciotte, facendo fede ai sensati princìpi dell’andante cavalleria, non avrebbe a dir lo stesso:

(…) Che se mai tu giunga a conoscerlo, avvertilo di lasciare riposare nella tomba le stanche e ormai corrose ossa di MIGUEL DE CERVANTES, e non voglia portarlo contro tutti i diritti della morte, nella Vecchia Castiglia, facendolo uscire dalla fossa, dove realmente e veramente giace disteso quanto è lungo, impossibilitato a fare una terza campagna con una sua nuova uscita. (…)

Andrea Ortu

Intervento pubblicato anche su https://quadernispagnoli.wordpress.com/

 

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